Le parole del Ministro Giovannini confermano un’ovvietà: il ponte sullo Stretto rappresenta una priorità solo per la Sicilia
Inutile persistere nella giustifica di opere il cui completamento non potrebbe essere espletato entro il 2026
Ho molto apprezzato la scelta del neo Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, di pubblicare sul sito ufficiale del ministero le risposte alle interrogazioni parlamentarti poste nel question time che si è svolto nell’Aula della Camera dei Deputati.
Tra quelle presenti, che ogni cittadino può leggere sul sito, mi ha molto colpito la risposta fornita all’interrogazione dell’onorevole Prestigiacomo in ordine alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. «Quanto alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina – afferma il Ministro Giovannini – ho già avuto modo di evidenziare come la complessità dell’opera non risulti compatibile con la tempistica di realizzazione degli interventi ammissibili a finanziamento con le risorse del Recovery Fund».
Per la verità il Ministro ha aggiunto che «sono in corso gli approfondimenti necessari sulle diverse soluzioni» e nelle prossime settimane verrà elaborata una relazione che sarà presentata al Parlamento al fine di aprire «un dibattito pubblico efficace e proficuo».
Rispetto a tutto questo vorrei brevemente avanzare alcune considerazioni.
La prima importante considerazione è questa: nella sua risposta all’On. Prestigiacomo il Ministro Giovannini sottolinea quanto il ponte sullo Stretto di Messina risponda squisitamente «alla domanda di mobilità da e per la Sicilia». Finalmente un Ministro onesto che mette in chiaro un fatto evidente e non compreso da chi è stupido oppure, ancor peggio, in malafede. Pertanto è giusto ribadire ed evidenziare che il ponte sullo Stretto di Messina non è mai stato, non è oggi e non sarà mai una priorità infrastrutturale per la Regione Calabria!
Si tratta di un’opera che costerà almeno 4 miliardi di euro per realizzare 3,5 chilometri di ponte che ogni cittadino calabrese riuscirà ad attraversare solo dopo aver pagato un pedaggio. Sarebbe bello se potessimo fare sul tema un referendum per chiedere ai cittadini calabresi se desiderano il ponte sullo Stretto di Messina oppure, con le stesse risorse, la realizzazione di almeno 200 chilometri di strada Statale 106 su un tracciato ex novo ammodernato a 4 corsie (due per senso di marcia, con spartitraffico centrale), per capirne l’esito!
La seconda considerazione da fare è ancora più amara: restando fermi alle informazioni che abbiamo oggi, dal Recovery Fund la Calabria otterrà, in termini di infrastrutture, solo la realizzazione della linea di alta velocità/alta capacità Salerno – Reggio Calabria. Già questa è una enormità che non può non indignarci tutti! Diventa ancor peggio se consideriamo che – come ha spiegato a buona ragione nelle scorse settimane il Prof. Francesco Russo – questa linea non è assolutamente una vera alta velocità/alta capacità…
L’ultima considerazione riguarda, invece, la prospettiva. Il Recovery Fund nasce con lo spirito di far diminuire il divario oggi esistente tra le diverse regioni europee. Io mi chiedo quale sarà, tra 5 anni, il divario tra la Calabria e le altre regioni italiane dopo che sugli oltre 27 miliardi di euro destinati alle infrastrutture nella nostra regione non saranno investiti neanche 500 milioni di euro che andranno poi a finanziare solo la linea ferrata tirrenica.
Così facendo è inutile spendere i soliti paroloni sul rilancio del Sud e della Calabria. Per non parlare dell’intera costa jonica calabrese ormai destinata ad un sempre crescente spopolamento e, quindi, ad un futuro sempre più povero, incerto e marginale.
Fabio Pugliese