Pianificazione infrastrutturale Jonica: si abbandonino gli scampoli dei pennacchi e si guardi da territorio
Appurato che i fondi Recovery non sono utilizzabili per l’ammodernamento della statale, ci si concentri sui fondi strutturali.
Recentemente la vicenda 106 nel tratto Sibari – Crotone è stata oggetto di dibattito a Roma, presso la Cittadella regionale, nonché in Provincia a Crotone e nelle prossime ore un nuovo incontro sarà tenuto in Corigliano Rossano.
Tanti gli attori istituzionali che si sono spesi affinché il tema si incanalasse nei giusti binari. Le parlamentari Barbuto e Abate, i sindaci della Sibaritide auditi dall’assessore Catalfamo, i sindaci del Crotonese invitati dal Presidente della Provincia, Saporito, e dal Responsabile della sicurezza stradale, Pisciuneri.
Quello che si è appurato è la necessità, non più procrastinabile, di dotare il segmento che dovrebbe congiungere Crotone all’innesto del Terzo Megalotto di un tracciato stradale di categoria B a 4 corsie. Lo scriteriato declassamento che si era decretato qualche anno fa e che voleva tra Sibari e Crotone semplicemente qualche rotonda e qualche bypass sull’attuale tracciato stradale, sembrerebbe accantonato (anche a seguito delle dichiarazioni dell’AD di Anas, Simonini), preferendo ritornare ai vecchi megalotti 8 e 9, che sul finire degli anni ’90 avevano disegnato il tracciato della nuova statale.
Il problema, al momento, è rappresentato dai fondi disponibili per l’ammodernamento. Esistono infatti circa 800milioni in cassa, ma ne servono circa altri 2.2 miliardi per completare l’opera.
Leggendo le note relative agli incontri effettuati, traspare, talvolta, una visuale del territorio legata alla casacca e non già ad una visione d’insieme, collegiale e sussidiaria dell’intervento.
Sia chiaro, non avrà senso alcuno pretendere l’utilizzo di una prima trance, ad oggi unica, da nord verso sud o viceversa, se non si addiverrà ad un progetto ed una visuale completa ed organica dell’investimento tutto.
Sara necessario coalizzare gli amministratori impattati dall’investimento: sindaci del Crotonese e della Sibaritide, nonché rappresentanti politici regionali e nazionali di quello che adesso, giocoforza, è diventato un unico collegio. Perché un territorio unico, l’arco Jonico, lo è sempre stato, anche se per fedeltà a strabiche logiche centraliste abbiamo tutti acconsentito (e taluni ancora continuano ad acconsentire) che i due ambiti guardassero innaturalmente verso altri territori. Ora è giunto il momento di fare squadra! Riunire le forze e dirigere un grido unanime ed all’unisono affinché le necessità dell’asse rivierasco e pedecollinare della Sibari – Crotone ottengano il riconoscimento legittimo alle istanze di mobilità calpestate da tempo immemore. La frammentazione, il campanile, il pennacchio, aggraverebbero ancor di più la precaria condizione Jonica. Di contro, foraggerebbero solo interessi centralisti, sempre lontani dalle periferie joniche, come le recenti vicende sanitarie a Cosenza e gli appelli al Consiglio di Stato in terra d’Istmo ci hanno, ancora una volta, palesato. Crotoniate e Sibaritide avranno ancor più vicendevole bisogno l’una dell’altra. Da nord sarà necessario andare a sud per raggiungere lo scalo aereo di riferimento e, parimenti, da sud necessiterà raggiungere il nord per avvicinarsi allo snodo ferroviario. Tutto ciò, anche, in funzione degli investimenti sulla rete ferroviaria, quelli si compresi nei Recovery, e che saranno investiti prevalentemente sull’asse Tirreno-Abatemarco-Settimo e Metaponto-Battipaglia.
Sarà imperativo, quindi, un impegno corale di tutto l’arco Jonico Magnograeco, Sibarita e Crotoniate, altrimenti resterà la solita levata di scudi senza la possibilità concreta di miglioramento delle condizioni di vita alle autoctone popolazioni.
Domenico Mazza