Magna Graecia, politica “idiotes”
L’ultimo treno in partenza da Corigliano Rossano.
Potrebbe sembrare azzardato l’utilizzo del titolo!
Invero, niente di più appropriato per due realtà ormai da tempo alla canna del gas: vessate, abbandonate, dimenticate, esautorate e finanche disconosciute.
Realtà che per deformazione storica hanno guardato per troppo tempo le loro rispettive “matrigne”, che di contro la lor fiducia e speranza ripagavano intessendo ed intensificando vicendevoli rapporti con le loro dirette “succursali”: Lamezia e Vibo nel caso delle “aquile”, Castrovillari e Paola nel caso “brutio”.
Eppure, la verità era lì, ad un passo, celata dietro a quel naturale sperone di Punta Alice, che rettifica la depressione del golfo virando verso sud, quasi ad ostruirne la visuale, creando nelle menti poco lungimiranti quasi una sorta di “colonna d’ercole” tra l’alto ed il medio Jonio.
Oggi, seppur ancora con tante resistenze, con incessante persistenza “dell’ideale dell’ostrica”, queste due realtà: sibaritide e crotoniatide, stanno riscoprendo d’essere gemelli separati alla nascita!
E la politica?
La politica latita!
Sta alla finestra!
Osserva a mo’di gatto nascosto dietro la tenda, facendo scorgere solo le vibrisse; vuole capire se il popolo accoglierà le sue stesse istanze, consapevolizzando che l’idea progetto magna graecia è la scommessa di riscatto che aspetta, parimenti a come il laborioso agricoltore guarda il cielo sperando nella venuta della pioggia.
Ma è ben inteso che se si prega per la pioggia, il fango bisogna metterlo in conto!
E quando la pioggia arriverà, perché arriverà, la politica per mano dei suoi esponenti, sarà lì, pronta ad imbarcarsi nell’arca alla ricerca della “verginità perduta”, forse mai avuta.
Allora, probabilmente, non dovremmo definirli politici, ma mutuando quanto i nostri avi greci sostenevano, li definiremo “idiotes”, che non è da confondere con l’accezione negativa che la lingua italiana ha dato al succitato termine, semplicemente coloro che nell’antica grecia non partecipavano alla vita sociale e politica delle città che non esercitavano incarichi né mansioni pubbliche ed i cui interessi s’esaurivano soltanto nella sfera privata, in tempi più recenti: i familisti amorali.
Nel mondo greco “l’idiotes” non era ritenuto saggio né nobile, sebbene il termine non raffigurasse la connotazione negativa che ha oggi.
Quindi in attesa della politica, anche i popoli (non tutti per fortuna) tergiversano nelle mentali lugubrazioni chiedendosi sull’ala sibarita se fare un passo del genere significhi: “Cambiare padrone”e sull’ala crotonese: “I sibariti ci tolgono gli uffici”!
Fa sorridere tutto ciò!
Andrebbe riferito ai Corsanesi, che non si finisce sotto “padrone”, se ciò che si vorrebbe identificare come tale ha subito le stesse angherie da parte della sua matrigna, così come ai crotonesi che una provincia dal doppio capoluogo non prevede lo sdradicamento della pubblica amministrazione da un capoluogo all’altro, solo perché l’altro ha qualche abitante in più! Se così fosse anche la matrigna Cosenza avrebbe dovuto suddividere le sue spettanze, ma semplicemente lo sdoppiamento (per gran parte già presente) dei servizi alla propria area di pertinenza, avvicinando i comuni ai rispettivi capoluoghi, con la consapevolezza che l’area però non sarà più quel “fazzoletto” Crotoniate o Sibarita, che viaggia rispettivamente sui 200mila abitanti, ma la più vasta della Calabria, che restituisce dignità a 400mila abitanti riequilibrando il rapporto con le altre aree storiche.
Ora sta a noi scegliere se continuare a vita ad essere i gregari dei feroci “lupi” o delle rapaci “aquile”, coltivando nella nostra terra i loro interessi, oppure se iniziare a lavorare per i nostri interessi, dando seguito alla mobilitazione dei popoli che uniti nelle loro difficoltà e rinsaldati dalla voglia di esprimere il loro innato potenziale, riconquistando il maltolto, risorgono dalle loro ceneri dando l’esempio alla Calabria ed al Paese che rinascere è possibile.