SPIRLÍ DIMENTICA L’AREA MAGNOGRAECA. GRAVE SVISTA DEL VICE PRESIDENTE
Nell’ambito della “fase 2” post pandemia l’intellettuale rimuove tutta la civiltà del Crotoniate, tale condotta a parere del Comitato rappresenta uno schiaffo al conoscenza del patrimonio storico/culturale dell’intera regione
In una recente intervista il Vicepresidente della Giunta regionale calabrese Antonino Spirlì propone la rinascita della Calabria, con l’attuazione della “fase 2” post covid, dalla riscoperta dei percorsi paesaggistici e naturalistici a valenza culturale che potrebbero rappresentare il riscatto della Regione in chiave moderna e globalizzata.
Niente da obiettare nel merito, sin dai primi giorni di vita, questo Comitato ha sempre sostenuto che la forza di questa Regione dovrebbe essere quella di fare rete, bilanciando le potenzialità in ogni campo, creando i giusti contrappesi alle diseconomie di scala in essa presenti.
Purtuttavia dispiace apprendere che nel citare aree di indiscusso pregio quale quella dell’arberia, della val d’Esaro e della presila d’Istmo, del Pollino, della Sila di ponente delle Serre e dell’Aspromonte, così come quelle Tirrenico-Occitane e Grecaniche nonché il mondo Bretio ed altre, si ometta l’imprescindibile dovere di citare (e sarebbe poca cosa) l’area che più di ogni altra, non solo in Calabria, ha dato i natali a buona parte, se non tutta, la cultura che oggi conosciamo: l’arco Jonico della Magna Graecia.
Quel lembo di terra di circa 200 km che per primo vide nella storia, la nascita di due città, che con i relativi paragoni storici erano sede di culture metropolite da far impall犀利士 idire anche le odierne megalopoli: Crotone e Sibari.Appare poca cosa citare appena il museo sibarita, omettendo tutto ciò che giace intorno a Crotone.
Stupisce che si menzioni Rossano, oggi con lungimiranza di percorso, neppure più comune autonomo, omettendo le magnificenze della gemella Corigliano con la quale da ormai 3 anni la Bizantina è convogliata ad amministrative nozze.
Eppure l’antica Ausonia che guardava a nord, custode di quella che un tempo fu la grande Sibari, forse avrebbe meritato un maggior riconoscimento. Così come ci risulta riduttivo elencare località calabresi dimenticando quella che fu la terra e la città di Pitagora, Milone ed Alcmeone.
Questa terra, la Magna Graecia, che fu il primo approdo degli Avi greci, ha rappresentato la culla della civiltà moderna. Le due città di Sibari e Crotone avevano delocalizzato la loro pertinenza a ben oltre gli odierni confini di questa Regione, lambendo buona parte dell’Italia meridionale e spingendosi fino all’odierna Sicilia, portando la “luce” laddove esisteva solo il “buio”.
Il mito di Sibari (e di tutte le successive città ad essa collegate partendo da Thurium) e Crotone riecheggia ancora oggi nella storia e non esiste libro in cui non si racconti della gesta e delle magnificenze di codeste realtà, che purtroppo anni di centralismo hanno relegato in una posizione di confino, quasi a volerne eclissare il contributo imprescindibile che le stesse hanno donato alla cultura del mondo occidentale.
L’area della primogenita MagnoGraecia, quel meravigioso lembo di costa che va dalle odierne Rocca Imperiale fino allo Steccato di Cutro e che dolcemente s’inerpica nelle propaggini della Sila che ancor oggi conserva il nome di “Greca”, ha visto accarezzare il territorio dalle orme di Pitagora, Milone, Gioacchino Da Fiore, San Nilo da Rossano, Sant’Angelo Falcone, Vincenzo Padula, Bruno da Longobucco, Costantino Mortati, Aroldo Tieri, Girolamo De Rada, ed alti ancora. Non basterebbero fiumi d’inchiostro a ricordarLi tutti.
Atleti, Matematici, Medici, Santi, Costituzionalisti, Ecumenici, Attori, Giuristi, che la storia c’invidia e che noi da calabresi spesso e volentieri dimenticati, fedeli come siamo a preservare solo talune territorialità, quando invece dovremmo custodire gelosamente il proprio ricordo e le proprie gesta, perché le stesse rappresentano il lascito che questi hanno dato all’umanità tutta.
Il Comitato auspica che l’esclusione dell’area magnograeca dall’elenco fornito dall’intellettuale Spirlì sia da ricondurre a una grave, sgradevole e ingiustificabile svista. Tale dimenticanza, voluta o non voluta non sappiamo, rappresenta un autentico schiaffo alla storia della civiltà del Crotoniate in particolare, verso cui la politica oscurantista posta in essere da chi tende a rendere periferica questa parte di Calabria, determina non solo danni all’area dell’arco jonico, ma all’intera regione.
Ufficio stampa – Comitato Magna Graecia