INCHIESTA A CROTONE SUI TRECENTO IN MALATTIA. IL COMITATO CONFIDA NEL LAVORO DEI MAGISTRATI
Tiene banco in queste ore il caso dei 300 dipendenti dell’Asp di Crotone posti in malattia. Apprendiamo dalla stampa che la Procura della Repubblica ha aperto un fascicolo al fine di accertare se vi siano o meno condotte illecite.
Come Comitato confidiamo nel lavoro della Magistratura e auspichiamo che, qualora vi siano dei riscontri oggettivi penalmente perseguibili, si adottino tutte le misure necessarie, senza sconti per nessuno. Con altrettanta fermezza, tuttavia, chiediamo agli organi di competenza di verificare se tutti gli ambienti sanitari e il personale sanitario è posto in condizioni lavorative di sicurezza, in considerazione dell’alto numero di covid accertati sia nell’area Pitagorica sia della Sibaritide che, paradossalmente, fanno registrare maggiori numeri di contagiati rispetto alle aree riconducibili ai capoluoghi storici.
In questa fase non è il caso di sollevare polemiche di alcun tipo, abbiamo l’obbligo di essere uniti e compatti contro un nemico invisibile. Pur tuttavia chiediamo senso di responsabilità in chi è chiamato a governare la sanità in Calabria. Dobbiamo mettere in protezione e in sicurezza chi è in prima linea, ossia, tutto il personale che opera nel settore della sanità. La tipologia di virus non guarda in faccia a nessuno, si mimetizza persino nei portatori sani, ed ognuno di noi potenzialmente potrebbe esserlo! E’ in questa cornice che va inquadrata la vicenda dei 300 dipendenti in malattia che, non giustifichiamo, ma rappresenta un indicatore importante circa la gestione della sanità nelle sedi presidio spoke, in cui la precarietà si tocca con mano.
Lo dicono gli esperti, non certo noi del comitato, che gli ambienti covid devono essere separati da i non covid. A Crotone, e non solo, ci risulta che personale infermieristico operi a fasi alterne in ambienti covid e non covid, dando vita a una pericolosa ed evidente promiscuità. E ci risulta anche di un paramedico, dichiarato successivamente positivo, che transitava da un reparto ad altro. Sempre a Crotone, ci risulta che una carica amministrativa ai vertici dell’Asp sia stata dichiarata positiva. Non sappiamo gli esiti dell’indagine epidemiologica, né se siano stati adottati provvedimenti di sanificazione e di sanitificazione degli ambienti ospedalieri, ambulatoriali e amministrativi.
L’emergenza nazionale dei kit protettivi è sotto gli occhi di tutti: mancano mascherine e, prevalentemente, quelle necessarie al personale sanitario (con i filtri). La nostra idea è e resta quella di isolare i poli Covid in strutture attrezzate con personale formato e qualificato: avevamo indicato gli ospedali HUB quali sedi uniche covid sgravandoli dei ricoveri ordinari, questi da allocare negli spoke e/o cliniche private relativamente agli acuti, mentre per l’area medica di avviare le procedure di riattivazione dei presidi dismessi. Il tutto al fine di contenere la spesa pubblica, efficientare il sistema, e di limitare i contagi. Purtroppo continuiamo a non essere ascoltati, con grave nocumento per le casse dello Stato, considerata l’onerosità dei costi a posto letto e la carenza di mascherine. Si va invece nella direzione di spalmare poli covid in lungo e in largo adattando gli spoke e strutture private per tutta la regione. Non è un caso, d’altronde, se è proprio l’area magnogreca ad ospitare il maggior numero di casi covid.
Nessuna giustificazione, dunque, da parte del comitato nei confronti dei trecento dipendenti posti in malattia, sulle cui singole posizioni chiarirà la magistratura ponendo fine al clamore e gogna mediatica che lede l’immagine della città identificando nella stessa i limiti di un servizio sanitario che caratterizza l’intero sistema Paese.
Per quanto ci riguarda vi è una gradualità di responsabilità a scalare che non può ricadere solo ed esclusivamente sui 300. L’emergenza è emergenza per tutti, ma va affrontata con intelligenza e capacità organizzativa. #iostoacasa
Ufficio stampa – Comitato Magna Graecia