I rinnovamenti liberaldemicratici e le politiche stantie
Una visione nuova di fare politica anche nelle realtà storicamente marginali
Le elezioni dei tre coordinatori azzurri , nazionale e regionale e provinciale, Antonio Tajani e Francesco Cannizzaro e Sergio Torromino, avevano riacceso nello scrivente e, presumo, non solo in me, una (rinnovata e moderata) fiducia nel partito di Forza Italia. Partito che nel caos generalizzato, in cui sono persi e continuano a perdersi alcuni valori fondanti di una democrazia partecipata, è sempre stato e resta tuttora un punto di riferimento per l’intero schieramento dei moderati italiani ed europei.
Un partito che io immaginavo e, ancor’oggi , immagino, in special modo dopo le ultime elezioni europee, liberale e popolare e riformatore e, soprattutto, europeista, sulla scia di Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli e Jean Monnet Robert Schuman e Joseph Bech e Konrad Adenauer e Paul-Henri Spaak, i padri fondatori dell’Unione Europea.
Un partito che, sin dalla nascita, aveva e continua ad avere un compito arduo e, al contempo, molto stimolante. Costruire un grande partito popolare ed europeista e tenere assieme forze eterogenee e strutturalmente prive di cultura di governo.
Compito reso ancor più arduo e complicato in una regione come la Calabria e in una provincia come quella crotonese e in una città come Crotone. Realtà territoriali periferiche e marginali molto complicate, che, in compenso, negli ultimi tempi, dopo il presidente Peppe Scopelliti, possono contare su un’amministratore e un politico forte e capace come il presidente Roberto Occhiuto, e su tanti parlamentari e sindaci e amministratori e consiglieri ed assessori regionali con una visione nuova e innovativa della politica e del fare politica. Purtroppo, causa anche lo svolgimento delle complesse e, per alcune aspetti, complicate elezioni europee, che hanno fortemente accentrato le attenzioni e gli interessi sulla spasmodica, e non sempre lucida, ricerca del voto, è calata la tensione, in special modo quella ideale e politica.
E si è assistito, speriamo senza conseguenza alcuna, al prevalere di una logica e di una visione della politica vecchia e superata che lo scrivente riteneva morta e sepolta per sempre.
Come leggere altrimenti le (malcelate) pacche sulle spalle verso alcuni sindaci e amministratori , come il sindaco della città di Crotone , e (finti e fasulli) portatori di voti della nostra regione, che hanno rappresentato e rappresentano e, inevitabilmente, alla prima occasione rappresenteranno , com’è naturale che sia, l’antipolitica, con il conseguente corollario di populismo e di demagogia, che , in questi ultimi anni , hanno lacerato l’Italia portandola allo sconquasso e al disordine politico ed istituzionale.
Sono convinto che finita questa breve e veloce parentesi elettorale si dovrà privilegiare il rapporto diretto con i cittadini e con le comunità per ritornare a fare politica, come ci hanno insegnato i padri fondatori della nostra repubblica. Incontrando le persone e i territori e ascoltando e intercettando i loro bisogni e le loro necessità.
Se, malauguratamente, così non dovesse essere, e questa mia preoccupazione non è del tutto peregrina, sarà difficile svolgere quel ruolo per cui è nata Forza Italia. E per lo scrivente, e per molti come lui, sarà sempre più difficile partecipare attivamente e proficuamente ad una nuova idea e ad una nuova visione e ad una nuova progettualità per Crotone e per la Calabria. Per l’Italia e per l’Europa. E non resterà altra soluzione che l’astensionismo e l’allontanamento dalla vita politica attiva e partecipata. Atteggiamento e chiusura nel privato che non potrà riguardare e non riguarderà chi come me, pur tra mille errori e mille contraddizioni, ha sempre creduto e continua a credere che l’uomo è per sua natura un animale politico e per tale ragione si differenzia dagli dei e dagli altri esseri viventi (anche se questo non lo rende migliore).
Giovanni Lentini