Quando si inizierà a ragionare da territorio nell’Arco Jonico?
Programmare opere coerenti e rigenerative per tutto il contesto compreso tra la Sibaritide ed il Crotonese
Ho letto con interesse l’ultimo corsivo dell’amico Marco Lefosse, direttore dell’ecodellojonio.it.
Nella nota, viene analizzata con dovizia di dettagli una delle vicende che, con ogni probabilità, caratterizzerà la prossima campagna elettorale a Corigliano-Rossano: la statale 106.
Mi ha colpito molto l’estratto della nota che recita: “È utile questa strada per Corigliano-Rossano? Certamente sì. È utile per il contesto di sviluppo dell’arco jonico? Assolutamente no. Soprattutto se, come da anni si batte l’amico Domenico Mazza, si considera un territorio che da Punta Alice si chiude a Santa Maria di Leuca. Che senso avrà spendere 3 miliardi e mezzo di euro, nel loro complesso, per collegare Crotone a Catanzaro e Corigliano-Rossano al resto della terra emersa che c’è a nord di Sibari, escludendo quel diaframma mediano che c’è tra Crotone e Rossano?”
Mi soffermo a riflettere non già per il fatto di essere stato citato nell’intervento, quanto per l’inquadramento del problema da parte dello scrivente……
Personalmente, non sono mai stato contrario ai due previsti inteventi lungo la statale. D’altronde, esserlo sarebbe da pazzi. Tuttavia, non sono un tecnico e non entro nelle dinamiche progettuali. Certo, tutto sarebbe perfettibile. Ogni progetto, anche quello apparentemente superlativo, potrebbe essere migliorato. Allo stesso modo, penso che al cittadino medio poco importi il tracciato di un’arteria stradale. Ciò che si dovrebbe ritenere prioritario è il bene comune. Soprattutto, quanto un’opera possa essere largamente fruita da quanti più utenti possibili. E, ancora, il ruolo da collante che potrebbe rivestire per la ricucitura funzionale, organica e rigenerativa di un ambito. Chiaramente, senza una programmazione complessiva, prediligendo tratti in maniera random, non si fa il bene di un territorio. Si foraggia, piuttosto, odio sociale e stupido campanilismo tra una città e l’altra, tra un contesto e l’altro. Con l’aggravante di rendere vita facile ai poteri centralisti che, storicamente, giocano sul motto del “dividi et impera”. Sullo Jonio, poi, questa pratica è particolarmente avvezza da parte dello Stato e, tuttavia, trova anche poca opposizione nel locale tessuto sociale. È lapalissiano che un’opera priva della sua organicità resterà sempre qualcosa di monco. Oltretutto, non favorirà mai interessi tra ambiti affini e contermini.
Pensiamo al caso delle due varianti alla statale jonica: la KR-CZ e la Sibari-CoRo…. Come potranno queste due arterie favorire flussi verso le città di Crotone e Corigliano-Rossano, da quei territori posti a nord della prima e a sud della seconda città? Con ogni probabilità, l’ambito compreso tra la valle del Trionto e quella del Neto resterà sempre lontano dalla benché minima parvenza d’emancipazione.
Ma, attenzione, il discorso vale anche per le scriteriate scelte che si vorrebbero intraprendere sulle modifiche al tracciato dell’AV……
O, ancora, sul fatto che lo scalo di Sant’Anna, senza un ripensamento del tracciato ferroviario a sud di KR, resterà sempre molto distante dal suo naturale alveo di riferimento: la Sibaritide……
E la lunetta di Sibari? Siamo sicuri abbia la medesima valenza del Deviatoio di Thurio? Soprattutto, abbiamo compreso che Deviatoio o Lunetta, non sono da immaginare come compensativi del mancato passaggio AV su Tarsia?
Insomma, lungo l’Arco Jonico, vogliamo iniziare a ragionare da territorio, formulando proposte coerenti e funzionali a tutto il contesto compreso tra la Sibaritide ed il Crotonese? Oppure vogliamo perseverare negli atteggiamenti da tribù, giocando alla guerra fra poveri?
Domenico Mazza