Crotone, fronte mare: da deserto ad opportunità di rigenerazione urbana.
Un’idea di rilancio turistico nella quale la città di Pitagora deve credere.
Il fronte mare indica e definisce un’area urbana a diretto contatto con il mare. Il fronte mare di Crotone è a diretto contatto con il Mare Mediterraneo, meglio ancora con il Mare Jonio. Fronte mare che da sempre ha svolto un ruolo importante per la città. Pensiamo, solo per un attimo, alla costruzione delle fabbriche, realizzate, com’è a tutti noto, lungo il fronte mare a nord della città. Circostanza che, di fatto, nel bene e nel male, ha segnato la sua storia, almeno quella dell’ultimo secolo.
L’acqua, quindi, da quello che si può facilmente intuire da queste prime battute iniziali è un interessante elemento di pianificazione nelle aree urbane. Tanto che dei tre fattori principali che influenzano la struttura di una città, la struttura naturale, la struttura fisica e la struttura sociale, la prima, quella naturale, con la presenza o l’assenza di un fronte mare e la tipologia del fronte mare presente, determina la struttura stessa delle città.
Sotto quest’aspetto, all’interno del fronte mare cittadino, l’area portuale è sempre stata un elemento centrale del suo tessuto urbano, portando alla formazione di un’area portuale di grande rilevanza e di straordinaria vivacità. Nel tempo, purtroppo, e com’era, in parte, prevedibile, quella che era il cuore della città, è diventato un pezzo di città deserto e inutilizzato, e inutilizzabile, che crea un effetto negativo sull’economia e sul tenore di vita dei cittadini.
La desertificazione di pezzi importanti di aree urbane all’interno della città portuali, ha portato e sta portando all’identificazione e alla riqualificazione delle aree dismesse e dei fronte mare inutilizzati, in cui le infrastrutture obsolete intorno al lungomare vengono rivitalizzate, riqualificate e riutilizzate per ritornare a far parte del patrimonio pubblico. E mentre in altri città portuali, negli ultimi anni, si è pensato a necessarie ed utili opere di rivitalizzazione dei litorali, a Crotone di contro, almeno sino ad oggi, non si muove nulla. Per cui, rispetto al fermento che sta caratterizzando altre realtà portuali, Crotone si trova ferma, ripiegata su stessa e incapace di dare risposte alla crescente domanda di spazi ricreativi, alla ripresa della storia architettonica e funzionale dalle aree portuali, alla rigenerazione urbana con la rivitalizzazione del fronte mare da utilizzare come spazio pubblico, come parte integrante della città, per incoraggiare le persone a usarlo come spazio di movimento per fare jogging, andare in bicicletta, camminare.
Crotone, sotto quest’aspetto, non è stata nemmeno in grado di ripensare le spiagge che devono e possono essere riconsiderate come utilizzo alternativo del fronte mare. Inerme al punto che oggi la città risulta sprovvista di un suo piano di spiaggia.
Quando un lungomare ha il potenziale per diventare l’asse centrale dello sviluppo urbano, ha luogo la rigenerazione urbana. Rigenerazione e riabilitazione urbana che porta a considerare il fronte mare come un bene pubblico e una parte attiva della città. Anche in questo caso Crotone, pur avendo il suo lungomare questa potenzialità, è rimasta ferma al palo, incapace di uscire dal difficile e pericoloso guado in cui si trova. Con un lungomare privo di qualsiasi funzionalità e razionalità. Con un porto che se non si dragherà in tempi brevissimi sarà inutilizzabile, mettendo a rischio le poche attività presenti. E con aree retroportuali ormai occupate permanentemente da immobili e strutture dello stato, per la precisione da caserme.
A fronte di tutto questo, pur consapevoli che lo sviluppo del fronte mare è un processo a lungo termine che richiede alcune azioni preliminari, tra le quali citiamo tra le tante l’identificazione delle aree, l’osservazione dei problemi urbani e la promozione dello sviluppo, noi riteniamo che questo sia un processo ineludibile e inevitabile da iniziare il prima possibile ricercando e coinvolgendo le intelligenze e le competenze più innovative e le migliori professionalità presenti in Italia e in Europa.
Il lavoro che ci aspetta, come comunità e come territorio, è lungo ed è pieno d’insidie e di difficoltà iniziando dall’identificazione delle aree che, nel caso del fronte mare di Crotone, un fronte mare di oltre ventisei chilometri, partono dal promontorio Lacinio con l’Area Marina Protetta Capo Rizzuto, passano per l’area geo-paleontologica di Vrica e Stuni, continuano con l’area compresa tra l’ex Piscina Coni e l’ex area Sensi, attraversano le ex aree industriali e arrivano alla Foce del fiume Neto. Un fronte mare complesso, con la presenza di una serie di problematiche, le più variegate. Dal dissesto idrogeologico alla bonifica.
Difficoltà di identificare le aree del fronte mare a cui si aggiungono le tante problematiche insistenti e ricadenti su queste aree tra le quali annotiamo: la mancata realizzazione del parco fluviale e oasi naturalistica del Neto, la mancata bonifica dell’area SIN, la totale assenza di aree retroportuali, il mancato smantellamento del restante apparato industriale, la mancata realizzazione di una baia turistica sportiva sul fiume Esaro e la mancata difesa e il mancato consolidamento del promontorio Lacinio. E, per finire, la mancanza sino ad oggi di una visione strategica dell’intero fronte mare. Visione strategica che noi riteniamo si possa incentrare sulle tre aree di questo composito e poliedrico fronte mare. La parte Nord in cui realizzare il parco e l’oasi fluviale del Neto a servizio di un turismo lento ed ecosostenibile, quello che oggi è identificabile con il turismo delle radici. La parte Centro, la più complessa, in cui realizzare un’area logistica integrata con il porto, con le aree retroportuali dell’area SIN, una volta bonificato, e con un sistema intermodale porto/aeroporto/ ferrovia. E la parte Sud in cui valorizzare l’Area marina Protetta (da ampliare) e il Parco e il Museo Archeologico di Capocolonna al quale affiancare un Museo dell’Arte Trafugata e Recuperata.
Altre soluzioni non ne intravediamo e quello che sentiamo e che leggiamo quotidianamente sono tutte, o quasi tutte, affermazioni ispirate dall’improvvisazione e dal pressapochismo. A partire dalla riqualificazione dell’area urbana che parte da Piazza Marinai d’Italia e arriva sino all’ex Area Sensi. Tutte dichiarazioni fuorvianti, parziali e settoriali, oltre che inutili. Dichiarazioni, per la gran parte, tutte provenienti da chi sull’ex Area Sensi, e sul porto vecchio, non ha nessuna competenza specifica, tranne la mera manutenzione e gestione dei luoghi, e che invece su quell’area mostra, a differenza di gran parte della silenziosa e accondiscendente comunità cittadina, “grande interesse”. Interesse del quale, sicuramente va preso atto, e noi ne prendiamo atto, ma nulla di più, perché, ed è bene ribadirlo, quelle aree sono parte integrante della città e vanno governate dall’amministrazione comunale. Essendo quelle aree, tra l’altro, una delicata e nevralgica area cerniera tra il mare e il centro storico. Area che l’amministrazione comunale non potrà non inserire nel Piano Strutturale Comunale, di cui, attualmente, la città è colpevolmente sprovvista, nella consapevolezza che le attività di governo di un territorio non possono essere demandate e delegate a nessuno. Pena la rinuncia alle proprie funzioni e, quindi, al proprio ruolo. Con la conseguente abdicazione del governo del territorio e della città. Cosa della quale il consiglio comunale nella sua interezza, sia le forze di maggioranza che quelle di minoranza, deve prendere atto per iniziare una riflessione e una discussione vera, reale e corale. Entrando nel merito delle questioni e non, come sta avvenendo sin dal giorno del loro insediamento, continuando a girare a vuoto, non solo per mancanza d’esperienza politica e amministrativa, evidente, ma, anche e soprattutto, per assenza di un’idea e di una visione strategica di Crotone, meno evidente ma non per questo meno nociva. Con il risultato che non si riesce a dipanare una matassa di questioni antiche e recenti, insolute e irrisolte, sempre più complesse e sempre più complicate, le quali, complice il tempo che scorre inesorabile e spietato, si stanno ingarbugliando a tal punto da mettere a rischio la stessa tenuta della già precaria e fragile coesione sociale dell’intera comunità. Non solo di quella cittadina, ma dell’intero territorio provinciale.
Giovanni Lentini
Amici del porto vecchio di Crotone