L’acqua è un bene prezioso e la Regione Calabria non l’ha ancora capito
Persi 104 milioni del bando React EU.
La regione Calabria fa “acqua” da tutte le parti e a parlarne le dolorose conseguenze sono come sempre i poveri cittadini che ivi abitano.
Da più fonti attendibili si apprende la triste notizia che la nostra Regione non è stata in grado di intercettare fondi europei, relativi al programma React UE, per un valore complessivo di 104 milioni di euro per la miglioria degli acquedotti.
Notizia, questa, che fa ancora più male nel momento in cui ci si rende conto che la Calabria risulta essere l’unica Regione del Mezzogiorno a non essere riuscita ad intercettare questa tipologia di fondi europei, a causa della assenza di un rilevante operatore industriale (che è condizione prevista dal codice dell’ambiente ma, cionondimeno, questo operatore in Calabria non c’è mai stato), capace di garantire una corretta gestione dell’acqua pubblica.
Come se non bastasse, il mancato conseguimento dei fondi europei sopra descritti fa il paio con la mancata richiesta, da parte della Regione Calabria, di finanziamenti per circa 600 milioni di euro, previsti all’uopo dal PNRR per l’efficientamento delle reti idriche.
Inefficienze, queste della Regione Calabria, che si riverberano negativamente su una delle più importanti attività produttive del territorio, qual è l’agricoltura che è sempre di più alle prese con la carenza di acqua a causa della siccità.
A ciò si aggiunga pure il fatto che la Regione Calabria ha acquisito tutte le azioni della Sorical, ereditando dall’uscente Gruppo Veolia (società francese) un debito di circa 188 milioni di euro. Debito che peserà sui portafogli dei contribuenti, i quali sono già gravati dal pagamento di un canone idrico esoso ed illegittimo, perché comprende tariffe volte a coprire spese per lavori di manutenzione di acquedotti e corsi d’acqua mai effettuati; nonché, spese per servizi mai forniti, come la depurazione delle acque che di fatto non avviene, perché si registra sempre un’alta percentuale di escherichia coli nei nostri mari.
Se le cose stanno così, perché stanno così, e danno l’immagine di una terra priva di un’amministrazione efficiente e all’avanguardia, come faremo a toglierci l’etichetta di sud sprecone? O di Calabria terra senza futuro? O a fermare il decremento demografico, dovuto anche alla fuga dei giovani verso il nord o all’estero? Come faremo a sviluppare il turismo, ancora un’utopia nel nostro territorio, se non riusciamo nemmeno a garantire una doccia ai soggiornanti?
Simone Laurenzano