CONSORZIO INTERREGIONALE MAGNOGRAECO. TRE REGIONI COINVOLTE, LA SVOLTA TURISTICA
Mutuare quanto fatto lungo la Costa degli Dei per creare un’aggregazione pubblico-privata calabro-appulo-lucana. L’Arco Jonico e la rivoluzione progettuale
Sono state approvate, in seno al Consiglio regionale, le modifiche alla costituzione di un Consorzio intercomunale nelle Comunità rivierasche della Costa degli Dei. Tale Ente avrà molteplici compiti e funzioni indirizzati allo sviluppo dei territori di competenza. Al neo Consorzio sarà demandato il compito di cogliere tutte le occasioni di rilancio che, a partire dal turismo, daranno nuova linfa vitale ai Comuni di quel lembo di Calabria. Un’idea nata dal bisogno di far interagire, con spirito di coesione, Istituzioni pubbliche e private allocate in realtà amministrative caratterizzate da interessi comuni.
Un Ente, riconosciuto da regolare statuto, che si occuperà di creare presupposti di crescita, tutti indirizzati all’evoluzione dei territori di competenza e all’implementazione delle loro potenzialità: dal turismo alle infrastrutture, dalla cultura agli insediamenti produttivi, dalla tutela dell’ambiente marino alle risorse idriche. Il Consorzio, infatti, in diritto, è un istituto giuridico che disciplina un’aggregazione volontaria legalmente riconosciuta che coordina e regola le iniziative comuni per lo svolgimento di determinate attività di impresa, sia da parte di Enti privati che da parte di Enti pubblici. Naturalmente esprimiamo felicità per le capacità messe in campo dagli Enti concorrenti. Questi hanno dimostrato di saper stare al passo con i tempi e di voler creare qualcosa che possa, realmente, riverberare benessere alle Comunità territoriali a cui rivolto.
Ci chiediamo perché non rilanciare, ma in maniera più grande ed inclusiva, un’idea progettuale finalizzata a consorziare tutti i Comuni in linea di costa che si affacciano sullo specchio d’acqua della baia jonica. La possibilità concreta di mettere allo stesso tavolo tre Regioni, per sfruttare le grandi (e per certi versi inespresse) potenzialità di tutta la fascia rivierasca che dal Crotonese raggiunge il Salento jonico. Un grande contenitore di 52 Enti comunali allocato lungo la linea di costa del Crotonese, della Sibaritide, del Metapontino, del Tarantino e del Salento Jonico. Cinque Province e tre Regioni coinvolte. Tre Distretti Agroalimentari di qualità. Un numero indefinito di siti archeologici, senza considerare le aree dall’incommensurabile valore storico. Il tutto costellato da 24 portualità tra navali, mercantili e nautica da diporto. Quattrocento km di costa con caratteristiche uniche al mondo. Non solo per la qualità e la bellezza delle stesse, ma per la particolare ed unica conformazione ad arco che, sostanzialmente, dimezza i tempi di percorrenza nautica tra un lembo e l’altro; colmando così il ritardo infrastrutturale terrestre che il territorio in questione vive. Il tutto inquadrato nel più ampio contesto del Mediterraneo dove l’area si configura come una piccola ed unica baia che assembla spiagge ampie e sabbiose a distese argillose, attrezzabili a riviera, con porzioni a falesia. Un unico grande contenitore turistico capace di accrescere l’offerta di lavoro venendo incontro alla elevata domanda della stessa. Viepiù costituendo un reale deterrente alla piaga dello spopolamento che impatta, senza soluzione di continuità, tutti i territori compresi tra il Lacinio e Punta Leuca.
Chiaramente, operazioni di tale portata richiedono una diversa visione di territorio, coraggio politico e predisposizione alla lungimiranza. Non ha senso immaginare improbabili contenitori solo perché racchiusi nel semplicistico steccato provinciale o regionale. Soprattutto quando abbiamo la consapevolezza che un confine amministrativo non sempre corrisponde ad un limite da punto di vista degli interessi che potrebbero intrecciarsi nei territori dirimpettai. Possiamo pensare alle affinità tra la Costa dei Saraceni e quella degli Achei. Difficilmente, ed in maniera alquanto improbabile, si potrebbe immaginare la costruzione di percorsi comuni tra la Riviera dei Cedri e gli ambiti jonici. E questo non perché ci piaccia innalzare barriere, ma perché sono territori che vivono di economie diverse legate alle peculiarità dei rispettivi lembi di terra. La Baia jonica è nei fatti un unico contenitore comune capace di inverare il tanto atteso progresso e l’emancipazione dell’area. Chi continua a perseguire distorte geometrie territoriali, o è in malafede o mente sapendo di mentire. O con molta più probabilità è talmente legato a dinamiche di natura centralista da confutare l’inconfutabile.
Ed allora ripartiamo dalle nostre origini per costruire insieme il nostro futuro.