Aeroporto Sant’Anna. Se non ora, quando?
Necessaria una nuova pianificazione dello scalo in una rinnovata visione del territorio
Le infrastrutture per il territorio provinciale di Crotone e per l’intera fascia ionica calabrese, lucana e pugliese, rappresentano uno squilibrio rispetto ad altri territori meridionali. Un vulnus che si sta rilevando un problema, uno dei tanti, di questo vasto territorio al quale va immediatamente posto rimedio. Valorizzando, almeno nell’immediato, le poche ed insufficienti e deficitarie infrastrutture già esistenti. Mi riferisco ai porti e agli aeroporti. Tralasciando, per il momento i porti, anche se, sullo sfondo, resta da valutare l’utilità e la convenienza dell’adesione all’Autorità di Sistema Portuale del Tirreno Meridionale e dello Jonio dei porti di Crotone e di Corigliano, voglio accentrare la mia attenzione sugli aeroporti, anzi sull’unico aeroporto esistente in quest’area. L’aeroporto “Sant’Anna” di Crotone.
Parto con una considerazione preliminare. Da alcune settimana Sacal, la Società Aeroportuale Calabrese, è diventata una società a maggioranza pubblica. Socio maggioritario la regione Calabria. Una buona notizia. Una notizia che, a seguito di questa virata coraggiosa e, per alcuni aspetti, temeraria da parte del governatore Occhiuto, merita una consequenzialità di azioni. La prima. L’adesione alla nuova società degli enti territoriali in cui insistono i tre aeroporti e l’allargamento, con modalità e tempistiche da definire, ad altri enti dei territori limitrofi, com’è successo con l’aeroporto “Gino Lisa” di Foggia che si è rilanciato anche grazie all’ingresso di realtà territoriali non solo pugliesi. Coinvolgimento degli enti, e delle imprese, con i quali va aperto un confronto ampio e complessivo nel quale emerga chiara e netta una strategia e una visione. L’aeroporto di Crotone è, senz’ombra di dubbio alcuno, la porta sul Mediterraneo e l’anello di collegamento con i paesi del Nord Africa e del Medio Oriente. Un aeroporto centrale per il rilancio turistico della fascia ionica, strategico direi, diversamente da quello che pensano alcuni sindaci e alcuni amministratori della fascia ionica lucana e, in parte, pugliese che invece, erroneamente, ritengono determinante ai loro obiettivi l’aeroporto “Palese” di Bari. Per me un grossolano errore di prospettiva. L’aeroporto “Sant’Anna” di Crotone, stante la vocazione non solo turistica ma anche agricola ed energetica dell’intera fascia jonica, di quella che è, a tutti gli effetti, la riva Sud d’Europa, e stante la centralità riacquistata dal Mezzogiorno d’Italia, dopo l’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina e del popolo ucraino, può e deve giocare un ruolo centrale nel Mare Mediterraneo con una progettualità territoriale di valenza europea. Nel PNRR oltre le sei missioni, quelle da tutti conosciute, e se non conosciute almeno orecchiate, sono previste tre azioni trasversali di supporto al Piano. Tre azioni trasversali che, alla fine, anche se diversamente declinate, riguardano la riduzione del divario esistente tra le regioni del Nord e le regioni del Sud. Una delle azioni trasversali previste dal Piano riguarda i trasporti, e la mobilità, ritenuti essenziali e propedeutici alla riduzione dei divari territoriali. Azioni che se messe in campo potrebbero evitare l’isolamento e la marginalità in cui si trova l’aeroporto di Crotone e che potrebbero rilevarsi decisive per fare dell’aeroporto di Crotone un aeroporto del Mare Mediterraneo. Una missione, quella del PNRR, trasformativa e non conservativa, che non può e non deve limitarsi, solo al mero e, per alcuni aspetti, futile rispetto degli obiettivi da raggiungere entro determinate scadenze fissate nel Piano, le “cosiddette milestone”. Non solo atti formali quindi , per quanto necessari, ma una strategia generativa , in grado, se attuata, di trasformare e riabilitare i territori meridionali cominciando con il non disperdere il capitale e il patrimonio umano rappresentato dai giovani che solo in siffatto modo potrebbero trovare ,alcuni, le ragioni per restare e, per dirla con Vito Teti , per trovare le ragioni della restanza, e, altri, per ritornare e per trovare le ragioni del ritorno a casa . Per fare tutto questo, operazione più facile a dirsi che a tradursi in azioni concrete e tangibili, occorre una visione politica e amministrativa nuova, lontana dagli espedienti e dai machiavellismi deteriori e rovinosi di una politica che, ancor’oggi, con questa crisi pandemica e bellica in corso, e pur in presenza di un premier autorevole e affidabile come Draghi , non trova di meglio che lasciarsi influenzare dalle prossime scadenze elettorali. Una politica che non è più capace di guardare al futuro con forza e con coraggio. Futuro che, senza generosità politica e senza altruismo generazionale, rischia, sta rischiando di diventare un buco nero, senza vie d’uscita, in cui le nuove generazioni, per colpe non a loro ascrivibili, si troveranno a fare i conti con uno stato di dipendenza e di precarietà e di povertà del nostro paese, inimmaginabile e inconcepibile, e tale da minare alla radice le ragioni della nostra convivenza civile e del nostro modo di stare con gli altri. Nei prossimi giorni, nei prossimi mesi e nei prossimi anni saremo chiamati ad un livello di responsabilità, sconosciuta al mondo politico e partitico negli ultimi trent’anni. In cui a prevalere dovrà essere l’etica della responsabilità ovvero un’etica (politica) interessata alle conseguenze delle proprie azioni, alla volontà di incidere sulla realtà, al fine di emendarne gli aspetti negativi. Etica da contrapporre all’etica dell’intenzione/convinzione, ovvero un’etica che si concentra sulla purezza dei principi-guida dell’agire, ma che, al tempo stesso, evita di farsi carico degli esiti che essi potrebbero avere sul mondo, in tale prospettiva del tutto ignorato o comunque svalutato rispetto alla sua possibilità di essere migliorato. “Spes contra spem”, come amava ripetere Giorgio La Pira, il motto di chi, sapendo di “osare l’inosabile”, si contrappone a quanti dubitano o vogliono contrapporre la crudezza delle circostanze reali alla fiducia nei nostri giovani. “Serve a questo scopo uno spirito collettivo nuovo che bandisce la lamentazione, e la geremiade, e si nutre di atti che infondono e moltiplicano la fiducia”. Serve “restituire efficienza alla macchina amministrativa con un ruolo centrale di guida e di indirizzo e strutture operative territoriali profondamente rinnovate nella capacità di fare le cose”. In poche parole serve “una rigenerazione amministrativa” e politica. E serve, altresì, “stimolare la crescita dell’economia privata dei territori e la capacità di attrazione di investitori produttivi nazionali e internazionali”. Per quanto ci riguarda bisogna costruire “un nuovo meridionalismo che serve al Mezzogiorno e all’Europa”.
P.S. Naturalmente a monte di queste riflessioni sull’aeroporto vi sono alcuni punti critici che meritano una risposta da parte dell’attuale management di Sacal. Le elenco, sapendo che non sono esaustive.
a) spazi passeggerei -spazi espositivi e punto ristoro ; b) raccolta e smaltimento dei rifiuti – manutenzione esterna all’aerostazione ; c) prolungamento e allargamento della pista , anche in previsione degli auspicati voli cargo di cui si dovrebbe far carico un gruppo di imprenditori privati ; d) mancata attivazione del sistema ILS, di cui lo scalo di Sant’Anna è dotato. Un moderno sistema ILS costato oltre 2 milioni di euro e che, siglato il contratto d’utilizzo e ultimata l’installazione, non è stato mai collaudato e di conseguenza non è stato mai utilizzato.
Finisco questo mia ampia riflessione senza dimenticare che del vecchio piano di sviluppo per l’aeroporto Sant’Anna di Crotone del 2011, che aveva validità quindicennale, il territorio e la comunità provinciale non sono a conoscenza né delle opere realizzate nè dell’eventuale rendicontazione finale. Piano che lo ricordo prevedeva quattro diversi interventi sull’ aerostazione, pista e strutture collegate per un totale di 31 milioni e 400 mila euro a valere sul Por Fesr 2007-2013 (15.855.000 di euro), sul Pon trasporti 2000-2006 (800.000 euro) e sul Pon reti mobilità 2007-2013 (14 milioni).
Giovanni Lentini