La necessità di rilanciare un regionalismo inclusivo, solidale e condiviso.
Non più differibile un’operazione di rigenerazione istituzionale ed amministrativa
Sto provando insieme a pochi altri amici, ad argomentare la necessità di una “rigenerazione” istituzionale ed amministrativa per rilanciare quell’idea di Regionalismo inclusivo, solidale e, per ciò stesso, condiviso. Da condividere,oggi, nonostante i suoi trascorsi 50 anni.
Questo, a mio giudizio, si realizza su due pilastri imprescindibili: visione oggettiva e prospettiva comune. Il Comitato Magna Graecia risponde a queste prerogative e fa bene ad accogliere tutte le analisi e tutti i “contributi” che, proprio perché diversi fra di loro, concorrono a disegnare un orizzonte comune: la Provincia della Magna Graecia.
Il processo non è semplice e ciascuno vi si approccia con le proprie modalità e convincimenti. Tra l’altro, tanto più riusciamo ad essere determinati, altrettanto più riusciremo ad innescare processi virtuosi di riassetto dell’impianto Statuale che, probabilmente, ha necessità di ripensarsi in chiave federalista e di maggiore autonomia, ma in quella chiarezza e legittimità legislativa allo stato somigliante ad una Babele. Va da sé che il Governo nazionale di unità, e il suo premier in testa, Prof. Draghi, hanno un triplice e probante compito: garantire un utilizzo equilibrato e mirato delle risorse del Recovery fund; riformare quanto più possibile ambiti vitali della dell’impianto pubblico; ristrutturare il sistema politico ed Istituzionale retto sui partiti. Immaginare che questi tre pilastri democratici possano realizzarsi nelle condizioni date dalle ultime elezioni politiche del 2018 è estremamente complicato e ardimentoso. Un dato su tutti: dopo quelle elezioni Populisti e Sovranisti/Nazionalisti sfioravano il 60%. Salto qualunque considerazione sull’approccio di autorevoli esponenti del Conte 1 rispetto alle Istituzioni Europee o a Governi, insieme a noi, costitutivi dell’U.E. mi sarà permesso, dopo il Conte 2, di nutrire un ragionevole ottimismo nei confronti del Governo Draghi, riguardo lo sforzo di riequilibrio e di rilancio della parte più in ritardo rispetto al sistema Paese: il Meridione d’Italia, il Sud Europa. Non ho mai ritenuto ragionevoli pretese del 75% delle risorse del PNRR, così come non credo e non crederò mai che un 1/3 della popolazione nazionale possa accollarsi la restituzione dei 145mld di €uro di prestiti del Next Generation Eu a fronte di un impiego del 15%. Vorrebbe dire che dopo i Governi “Bifronte’ (M5S Lega PD) saremmo in presenza di un qualunque e triste Mister Hyde e Dr. Jeckill. E non invece l’Italiano più autorevole ed apprezzato dalle cancellerie di mezzo mondo, ovviamente quelle Popolari, Liberaldemocratiche e Riformiste. Sono le linee guida del Next Generation e i settori chiave della coabitazione continentale e globale che garantiscono l’orientamento delle risorse.
Le rigenerazioni urbane e digitali sono parte ineludibile della transizione ecologica e 5G, così come il ritardo infrastrutturale a tutto tondo (strade, porti, aeroporti) dovrà rispondere ad esigenze di compatibilità ambientale ma anche di recupero dell’isolamento e delle marginalità territoriali soprattutto quando – come nel caso del medio/alto Jonio- vi insistono infrastrutture “defraudate” da risorse e Business Plan orientati in maniera unilaterale come nel caso dei porti di Crotone, Cirò M. Schiavonea e dell’aeroporto “Magna Grecia” come mi piacerebbe ribattezzare quello di Crotone.
Per solo accennare ai giacimenti culturali Archeologici e Paesaggistici che la “Macro Regione” del Sud, circa 20 Mln di abitanti, vanta e non potrà che affermare ed attrarre. Tutto, ovviamente, è anche affidato alle classi dirigenti meridionali e alla loro capacità di saper immaginare un nuovo e poliedrico sviluppo delle comunità civiche e politiche. Queste ultime, soprattutto, dovranno recuperare anni di conflitti e di antagonismo su aspetti di strumentalità politica.
Lo sviluppo non ha un’ origine ideologica, ha solo premesse economiche e sociali non disgiunte dalle peculiarità territoriali e persino antropologiche.
Il ministro Carfagna sta compiendo un ottimo lavoro in un ministero strategico per la competitività dell’Italia in Europa e, per essa, nel Mediterraneo. Alla fine del percorso avremo contezza di quante risorse saranno state impegnate per contribuire fattivamente al PIL nazionale da parte del Sud D’Italia e d’Europa. Per quello che abbiamo ascoltato, appreso e condiviso da parte dell’On. Carfagna e, a sua volta, confermato e legittimato dal Presidente Draghi, non ho dubbi che al Sud arriveranno le risorse adeguate e necessarie alla sua ripresa e al suo rilancio.
Domenico Critelli