Il risveglio dei paladini dello Jonio e l’autonomia amministrativa
Abbattere gli steccati e liberarsi dalle polemiche che non portano a nulla, ma che alimentano le divisioni
I parlamentari Mario Occhiuto e Alfredo Antoniozzi (in basso le dichiarazioni dei due): si scopre l’acqua calda. Le loro recenti affermazioni non contengono nulla di sorprendente. Sono, piuttosto, riflessioni che da sempre circolano nella politica bruzia, in particolare nella classe dirigente della zona jonica. La vera sorpresa, piuttosto, sta nelle reazioni che queste dichiarazioni hanno suscitato nell’area jonica. Il progetto di una Cosenza che guarda alla grande Cosenza è del tutto legittimo, ma il problema è che in riva allo Jonio non si apre una seria riflessione sulle potenzialità della grande Magna Graecia costiera. Da cinque anni, parliamo di una provincia che rispetti i principi di omogeneità territoriale, che metta insieme aree vallive con vallive e aree costiere con costiere, per costruire realtà amministrative forti, capaci di rispondere alle esigenze di sviluppo di tutti i suoi abitanti.
L’unico problema è che, anziché guardare al futuro con una visione unitaria, ci siamo impantanati in sterili polemiche di piccolo cabotaggio. Pensiamo ancora a una provincetta di 200.000 abitanti, mentre il futuro sta nel superare queste divisioni e guardare alla Magna Graecia jonica come una realtà unica, capace di rilanciarsi su scala regionale e nazionale. Le dichiarazioni di Occhiuto e Antoniozzi, lungi dall’essere una “provocazione”, sono l’occasione giusta per un confronto serio su come riorganizzare il nostro territorio.
Come si può pensare che la classe politica cosentina possa perorare la causa di spostare il capoluogo da Cosenza a Corigliano Rossano? E sullo Jonio ci si lamenta se Occhiuto e Antoniozzi temono la rivalità di Cosenza con Corigliano Rossano! È da sciocchi. Lo abbiamo sempre saputo che Cosenza tiene sotto scopa l’intera provincia e ora ci lamentiamo solo perché è stato esplicitato? Non so se si tratta di protagonismo mediatico o altro, ma è evidente che si tratta di una polemica tanto inutile quanto stucchevole.
È invece tempo di abbattere gli steccati e liberarsi dalle polemiche che non portano a nulla, ma che alimentano solo la divisione. Se davvero vogliamo il bene della nostra terra, dobbiamo pensare a un progetto che metta insieme tutte le forze, che superi le divisioni e costruisca una provincia forte, capace di rispondere alle esigenze di chi vive sia nelle valli che sulle coste. Occhiuto e Antoniozzi, con la loro dichiarazione, ci pongono di fronte a una realtà che non possiamo più ignorare: il nostro territorio ha bisogno di una visione grande, di un futuro unito, che vada oltre le polemiche e le piccole divisioni, per costruire una terra che guardi al futuro con orgoglio e forza. Che si costruisca la grande Cosenza, ma che si dia vita anche alla grande Magna Graecia, con una nuova provincia che veda protagoniste Corigliano-Rossano e Crotone.
Matteo Lauria
“Cosenza rischia di perdere tutto: il capoluogo, le istituzioni, il futuro!” — così il Senatore Occhiuto in una nota — Se non agiamo ora, Cosenza potrebbe non essere più il capoluogo della provincia. La nuova città di Corigliano-Rossano, già tra le più grandi del Sud e tre volte più estesa di Cosenza, potrebbe prendere il suo posto. Prefettura, Provincia, ospedale hub e altre istituzioni potrebbero essere trasferite, lasciandoci solo con il ricordo di un passato che non tornerà.
Non si tratta di “tradizioni” o di “orgoglio”, ma di sopravvivenza: perdere il ruolo di capoluogo significa meno servizi, meno risorse e meno opportunità per tutti i cittadini dei tre comuni. Chi oggi dice “no” alla fusione condanna il nostro territorio a restare fermo, mentre altri ci superano con coraggio e visione.
Il rischio è reale, e il tempo sta per scadere. Uniti possiamo difendere ciò che è nostro, divisi rischiamo di perdere tutto. Non lasciamo che il futuro di Cosenza venga scritto solo da chi ha interesse a coltivare il proprio orticello!».
Il linea l’On. Alfredo Antoniozzi secondo il quale Corigliano Rossano non deve pensare a nuove province.