Trasferimento UOC ginecologia nello spoke jonico, Mazza (CMG): “Basta con le sterili polemiche”

Trasferimento UOC ginecologia nello spoke jonico, Mazza (CMG): “Basta con le sterili polemiche”

Gli scudi del campanilismo accecano una Classe Politica povera di visione e prospettiva

Ho letto alcune dichiarazioni di noti esponenti dell’Establishment jonico relative al prossimo trasferimento del dipartimento materno-infantile dal presidio Compagna al Giannettasio. Non nascondo che alcune di queste dichiarazioni mi hanno lasciato esterrefatto. Non già perché fuori luogo rispetto quanto previsto dalle normative sanitarie, piuttosto perché totalmente carenti del benché minimo buon senso. È paradossale quanto il cosiddetto bene comune venga posposto a quisquilie legate a casacche partitiche e a visioni che a miopia surclasserebbero finanche le talpe.

La separazione tra area calda e fredda: un’operazione non più differibile

La classificazione tra i due presidi dello spoke di Corigliano-Rossano, in area interventistica e area medica, risale già al famoso piano Scura, invero mai concretamente attuato. Nel predetto decreto, si intese stabilire la concentrazione dei reparti caldi (area chirurgica) nello stabilimento bizantino, mentre si decise di inquadrare l’area fredda (medica) nel presidio ausonico. Purtroppo, come spesso avviene alle latitudini joniche, la Politica si è sempre intromessa nei tentativi d’attuazione del piano. Quindi, la riorganizzazione funzionale dello spoke della Sibaritide è rimasta lettera morta e la commistione dei reparti è tutt’oggi all’ordine del giorno. La descritta condizione, in verità, è risultata funzionale solo al mantenimento di clientelismi politici che, per un motivo o per un altro, hanno anteposto interessi di natura personalistica a quelli della collettività. La classificazione caldo-freddo dello spoke, d’altronde, fu un fatto necessario, trattandosi di un unico ospedale suddiviso su due stabilimenti. La scelta dell’area chirurgica su Rossano e di quella medica su Corigliano fu dettata, anche e soprattutto, da una questione d’allocazione geografica e logistica dei due stabilimenti: il Giannettasio è ubicato in un’area facilmente raggiungibile e ben collegata alle principali arterie del territorio, parimenti non può dirsi del Compagna. Il presidio ausonico, infatti, è l’unico ospedale calabrese giacente a monte di un centro storico. In una posizione, invero, poco funzionale rispetto alle attuali linee di transito e alle esigenze di raggiungimento del complesso sanitario dal territorio circostante. Pertanto, non predisposto a poter ospitare reparti profilati per l’emergenza-urgenza. Non a caso, infatti, il recente Documento di Riorganizzazione della Rete Ospedaliera (Integrazione DCA 64/2016), nel caso di specie, non fa altro che ribadire quanto già previsto dall’ex decreto Scura. Vieppiù, sull’altro caso di spoke calabrese disposto su due stabilimenti ospedalieri (Paola-Cetraro), il richiamato Documento, ha disposto l’apertura del punto nascita su Cetraro, in funzione dello spostamento della terapia intensiva da Paola a Cetraro. Quanto detto, a conferma della necessaria sussistenza dei due reparti all’interno della medesima struttura.

Polemiche inutili che qualificano una classe politica non al passo con i tempi

Eppure, è bastato far trapelare la notizia del dislocamento del dipartimento materno-infantile da Corigliano a Rossano (stabilimento dotato di terapia intensiva), per generare una serie di interventi, del tutto inopportuni, da parte della Politica locale. Con scandalosa approssimazione e dilagante pressapochismo, infatti, alcuni dei dispacci stampa degli ultimi giorni hanno palesato tutto il bigottismo in cui buona parte della Politica jonica sguazza. Ritengo, invero, che espressioni come “l’ospedale di Corigliano non si tocca…” non denotino acume politico. Qualificano, piuttosto, la mancata consapevolezza da parte di tali Soggetti, della funzione sociale espletata dalle strutture ospedaliere. Impalcature pubbliche, quindi, che restano al servizio delle collettività e non già delle Località ospitanti gli stabilimenti.

Parimenti anacronistiche, ancora, appaiono le esaltazioni alla unicità di Corigliano-Rossano, quasi a voler trovare inutili giustificazioni al passaggio del reparto da un’area all’altra della Città. È bene ricordare che i due stabilimenti costituivano un unico ospedale già da prima che il processo di fusione amministrativa si concretizzasse. Le raccomandazioni legate alla classificazione dei reparti, d’altronde, erano state prescritte quando ancora i due estinti Comuni erano autonomi. Pertanto, anche se le due strutture sanitarie risultassero edificate in Comuni diversi, per le motivazioni precedentemente esposte, il buon senso ancor prima che la logica inviterebbero alla riorganizzazione funzionale dei reparti.

Drammatici avvenimenti accaduti dovrebbero invitare a riflessioni più accurate

Con ogni probabilità, molti degli improvvisati opinionisti, avranno dimenticato quanto avvenuto pochi anni fa a Cetraro. In quell’occasione, infatti, una giovane donna, conseguentemente ad alcune complicazioni durante il parto, perse la vita dopo aver dato alla luce suo figlio. La mancanza dell’area emergenza-urgenza nello stabilimento ospedaliero (al tempo la terapia intensiva era ubicata a Paola), impedì di poter intervenire con solerzia e la ragazza perse la vita.

C’è solo da ringraziare il cielo se fino a oggi non è accaduto qualcosa di simile a Corigliano: la struttura ausonica, infatti, è sfornita di terapia intensiva che resta in funzione a Rossano a servizio del blocco operatorio.

Un invito alla lungimiranza sulla destinazione d’uso del nuovo ospedale jonico

Suggerisco alla Classe Dirigente jonica, pertanto, di trovare argomenti più interessanti sui quali concentrare la propria azione politica. Comprendo la carenza di idee, ma, nel terzo millennio, non possono essere tollerati pensieri e visioni medievali, decadenti e scollati dalla realtà effettuale. Per restare in tema sanitario — offrendo uno spunto di riflessione che dovrebbe coinvolgere l’intero Establishment jonico — sarebbe il caso di concentrarsi sulle sorti del futuro ospedale dello Jonio. Invito a evitare l’esaltazione dell’ovvio con lusinghe circa le tempistiche di realizzazione della struttura. Mi concentrerei, piuttosto, su quella che dovrà essere la futura destinazione d’uso del presidio. Poiché senza una declinazione che inquadri la struttura come Hub all’interno di un’Azienda Ospedaliera, il gioco della sua realizzazione non sarà neppure valso l’investimento.

Domenico Mazza

Redazione Comitato MagnaGraecia