Nuova Provincia, Lauria (CMG): “Magna Graecia è la soluzione, il resto è fumo”
Una discussione più orientata all’illusione che a dare piena attuazione all’idea
La discussione sulla nuova provincia sembra più orientata e gettare fumo negli occhi che a dare concreta attuazione all’idea. L’attuale amministrazione in carica di Corigliano Rossano è partita con la proposta di Corigliano Rossano capoluogo in un contesto più ampio che prevede il Pollino ma, come la storia insegna, né Castrovillari né Cassano sono disponibili a cedere sul capoluogo. E non è un caso che il sindaco Lo Polito proponeva di un capoluogo a tre teste, bocciando di fatto l’idea di fondo dell’amministrazione comunale di Corigliano Rossano. Tuttavia, le due proposte principali attualmente sul tavolo riflettono visioni differenti, entrambe motivate da considerazioni locali ma che necessitano di un’analisi approfondita. Da un lato, c’è l’iniziativa dell’amministrazione comunale di Corigliano-Rossano, che punta a creare una provincia con il capoluogo a Corigliano-Rossano (Sibaritide-Pollino). Dall’altro, il comitato Magna Graecia- Gruppo Jonia, promuove l’idea di una provincia con doppio capoluogo: Corigliano-Rossano e Crotone.
Il contesto normativo e il limite demografico
Il primo punto da affrontare è la compatibilità delle proposte con la normativa vigente. La legge Delrio del 2014, che ha ridefinito l’assetto delle province italiane, impone un requisito fondamentale per la creazione di nuove province: la presenza di almeno 350mila abitanti. Questo è un ostacolo insormontabile per la proposta della provincia Sibaritide-Pollino, che conta solo circa 200mila abitanti. Un’ipotetica istituzione di una provincia così piccola rischierebbe di replicare il destino delle province minori, spesso marginalizzate sia a livello regionale che nazionale, incapaci di esercitare una reale influenza nelle dinamiche decisionali. Le piccole province, infatti (vedi le attuali di Vibo e Crotone), sono frequentemente costrette a fare i conti con risorse insufficienti e un potere politico limitato, che le relega al ruolo di semplici spettatori nelle decisioni che contano davvero. Ma vi è di più: Castrovillari è storicamente legata a Cosenza, appare evidente come la nuova provincia Sibaritide-Pollino rischierebbe di rimanere subalterna alla “grande Cosenza”, unendosi a un contesto in cui le decisioni cruciali continuerebbero ad essere prese altrove.
Le divergenze territoriali e la diseconomia
Un altro aspetto da non sottovalutare è la disomogeneità territoriale dell’area Sibaritide-Pollino. Il mix tra aree vallive e aree costiere, per quanto suggestivo da un punto di vista geografico, si tradude in una significativa difficoltà nella gestione delle risorse e nell’implementazione delle politiche locali. Le differenze infrastrutturali, economiche e culturali tra queste zone producono diseconomie e inefficienze amministrative, compromettendo l’efficacia della nuova entità territoriale. La proposta Sibaritide-Pollino si rivela qundi insufficiente a superare questi limiti intrinseci. Oggi, Corigliano-Rossano è una città dipendente da Cosenza, e i suoi interessi potrebbero continuare a essere subordinati a quelli della “grande Cosenza” anche in uno scenario di nuova provincia. Senza un chiaro piano di sviluppo e di distribuzione delle risorse, la frammentazione amministrativa potrebbe rivelarsi più dannosa che benefica per la crescita del territorio.
La proposta Magna Graecia: Un’alternativa concreta
In netta contrapposizione con la proposta della Sibaritide-Pollino, troviamo la visione del comitato Magna Graecia, che prevede la creazione di una provincia con due capoluoghi: Corigliano-Rossano e Crotone. Questo modello, a differenza del precedente, avrebbe il vantaggio di rispettare i parametri stabiliti dalla legge Delrio, contando su una popolazione complessiva di circa 410mila abitanti. In questo caso, non sarebbe necessario istituire una nuova provincia, ma basterebbe sciogliere quella attuale di Crotone per creare una nuova entità amministrativa, potenzialmente a costo zero per lo Stato. Uno dei punti di forza di questa proposta è l’omogeneità territoriale. Entrambi i capoluoghi si affacciano sul mare, con caratteristiche geografiche e socio-economiche simili. Questo potrebbe facilitare la gestione delle risorse e delle politiche locali, creando una sinergia tra le due città. In termini di peso politico, una provincia con 410mila abitanti avrebbe sicuramente una posizione più solida nel contesto regionale e nazionale, guadagnando dignità e peso istituzionale rispetto agli attuali capoluoghi storici.
Le opportunità e le sfide di un nuovo modello amministrativo
Prima di prendere una decisione definitiva su quale proposta sposare, è fondamentale valutare attentamente le opportunità e le sfide che ciascuna soluzione comporta. La creazione di una nuova provincia potrebbe rappresentare un’occasione per rafforzare l’identità del territorio e attrarre maggiori investimenti, soprattutto se accompagnata da una strategia di sviluppo mirata a migliorare le infrastrutture e a valorizzare le risorse locali. Tuttavia, è altrettanto importante non sottovalutare i rischi. La frammentazione territoriale e amministrativa, se non adeguatamente gestita, potrebbe portare a un incremento delle inefficienze e a una riduzione della capacità del territorio di attrarre risorse e investimenti. Inoltre, la mancanza di fondi disponibili da parte del governo centrale rappresenta un ostacolo significativo, che rischia di vanificare gli sforzi per l’istituzione di una nuova provincia.
Un appello alla prudenza: studiare le proposte e valutare le opportunità
Di fronte a una questione così complessa e rilevante per il futuro del territorio, è essenziale che si adottino criteri di valutazione rigorosi e imparziali. Prima di sposare una causa, è necessario studiare nei dettagli le proposte, analizzando non solo gli aspetti demografici e normativi, ma anche le potenziali ricadute economiche e infrastrutturali. La storia insegna che spesso le questioni amministrative locali finiscono per scontrarsi con il disinteresse dei poteri centralisti. Ciò non deve scoraggiare la ricerca di soluzioni che possano realmente portare benefici concreti al territorio. La sfida, in questo caso, non è solo quella di decidere se guardare a Castrovillari o a Crotone come capoluogo, ma di comprendere quali siano le reali opportunità per lo sviluppo della Sibaritide e dell’intera area costiera.
Matteo Lauria