Un’unica ZES per l’intero Sud Italia. Critelli e Lentini: “Speranza e cauto ottimismo”.
Quattro asset di sviluppo per costruire un tessuto economico-produttivo eterogeneo e di ampie vedute per l’Arco Jonico crotonese.
Non possiamo che accogliere con speranza e cauto entusiasmo la notizia dell’approvazione, da parte della vice presidente esecutiva della Commissione europea, Magrethe Vestager, della proposta del Ministro Fitto in merito all’istituzione di un’unica Zona Economica Speciale (ZES) per l’intero Sud Italia.
Speranza ed entusiasmo per una iniziativa che inquadra, nel dibattito politico nazionale e comunitario, in una posizione di preminente importanza, il SUD Italia non più attrattore di assistenzialismo e prebende elettorali, bensì di politiche attive ed investimenti strutturali.
La dotazione di una ZES che coinvolge l’intero perimetro dell’Italia Meridionale rappresenta e rappresenterà uno strumento notevole per promuovere, in un contesto di confronto e condivisione istituzionale ed imprenditoriale, la crescita economica ed occupazionale del Sud Italia, le cui risorse (umane e territoriali), e vocazioni di sviluppo economico (industriali e turistiche), vengono riconosciute dall’Unione Europea e dalle sue istituzioni le quali demandano, al Governo italiano, alle Regioni e ai Comuni, il compito di saperne valorizzare ed esplicitarne il potenziale inespresso.
A questo punto, l’entusiasmo e la speranza si affievoliscono, senza mai svanire sia chiaro, e la realtà dei fatti ci riporta con i piedi sulla terra, offuscando quell’orizzonte di crescita e sviluppo che abbiamo immaginato per il nostro territorio.
La sola istituzione della ZES, infatti, con tutte le semplificazioni burocratiche e procedurali, agevolazioni fiscali e contributive a corredo, non è sufficiente per realizzare nuove prospettive di crescita.
Occorre bensì, ancor prima degli strumenti economici e burocratici, avere una visione ed un progetto di sviluppo economico di un territorio in assenza della quale, qualsivoglia iniziativa, risulta inefficace.
Da tempo ribadiamo la necessità di avviare un dibattito ed un piano strutturato ed articolato che valorizzi il territorio crotonese e proponga, lo stesso, quale attrattore di investimenti ed iniziative economiche ed industriali.
A tal proposito però, occorre una svolta culturale ed una nuova visione che permetta di uscire da quell’oscurantismo ideologico che ha impregnato il territorio dall’età post-industriale ad oggi.
La nostra idea di sviluppo economico industriale è trasversale e poliedrica, investe tutte risorse di cui questo territorio dispone, senza dover scegliere tra una vocazione piuttosto che un’altra, in accordo con il Documento promosso dalla Commissione Europea: “Principi generali della politica industriale dell’Unione Europea”.
Una politica industriale che mira ad accrescere la competitività industriale europea, tenendo conto, come stabilito dal Documento, delle esigenze e delle caratteristiche specifiche dei singoli territori e degli obiettivi di decarbonizzazione definiti nel nuovo “piano industriale del Green Deal per l’era a zero emissioni nette”.
Si parta dalla realizzazione, per il territorio crotonese, di status di Distretto Energetico per l’implementazione di nuove tecnologie e strategie di produzione, approvvigionamento e stoccaggio delle fonti e vettori energetici.
Un Distretto Energetico e dell’Innovazione che nella nostra idea, non consta, banalmente, in qualche isolato impianto di produzione energetica, come la Centrale a Biomassa di Scandale, bensì un insieme di iniziative, start-up e progetti in armonia con le prerogative del territorio, capace quindi di valorizzare quanto attualmente presente e di attrarre nuovi investimenti e promuovere ulteriori iniziative di settore.
Un Distretto Agroalimentare che non si limiti semplicemente ad isolate iniziative di marketing, promozione dei prodotti tipici o sagre, ma che si configuri come un raccoglitore di nuove proposte tecnologiche, strategie produttive e di organizzazione aziendale che forniscano al settore maggior resilienza e capacità produttiva per contrastare la crisi climatica e i fenomeni meteorologici straordinari, la carenza di risorse idriche e l’impatto ambientale non più sostenibile.
Un Distretto Turistico per promuovere nuovi strumenti di valorizzazione del patrimonio storico, archeologico e paesaggistico, che sostenga e favorisca la nascita di aziende operanti nel settore e l’elaborazione di una offerta condivisa, eterogenea e continuativa.
Infine, un Distretto Sociale per sperimentare nuove idee e soluzioni che rafforzino la coesione e aggregazione sociale, la contaminazione culturale e l’assistenza, in un territorio con un tessuto economico fragile ed in emergenza, sempre meno attrattivo per le nuove generazioni, con un numero crescente di famiglie che vivono in povertà e disagio sociale.
Quattro asset di sviluppo per costruire un tessuto economico-produttivo eterogeneo e di ampie vedute, capace di trattenere sul territorio le giovani risorse locali destinate, in alternativa, ad emigrare verso lidi più prosperi.
Alessio Critelli
Giovanni Lentini