Il tragico naufragio a Cutro ed un territorio fanalino di coda nazionale nella qualità della vita.
Il Governo non può restare indifferente alle problematiche socio-economiche del territorio che deve far parte della strategia di innovazione, sviluppo ecocompatibile e degli investimenti, in particolare per la produzione di energia pulita.
Piove sul bagnato. Il tragico naufragio di immigrati si è abbattuto su un territorio della Calabria, simbolo di un disagio socio-economico che lo porta ad essere fanalino di coda nella graduatoria nazionale della qualità della vita: un “primato” in negativo a cui ha fatto riferimento anche il sindaco di Crotone, Vincenzo Voce, nella sua lettera-appello al Presidente del Consiglio: l’umanità probabilmente non potrà risolvere le classifiche della qualità della vita…
E il governo, che si appresta a riunire il proprio esecutivo nella zona della tragedia per dare doverose risposte, per quanto gli compete, nell’ambito di una più ampia risposta europea, al fenomeno immigratorio non può restare indifferente alle annose problematiche socio-economiche del territorio in favore del quale devono essere create le condizioni affinché possa, insieme con tutta la Calabria, far parte a pieno titolo, della strategia di innovazione, di sviluppo e di investimenti, che comporta, in particolare, un nuovo modello partecipato e condiviso, di produzione di energia da fonti rinnovabili, previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
I dati rivelano una situazione di profondo disagio sociale e di divario in termini di crescita, di occupazione e di prodotto interno lordo. I giovani che non lavorano e che non studiano (Neet) sono in Italia il 23,3%, un terzo (32,6%) nel Mezzogiorno, il 34,6% in Calabria, il 47,2% a Crotone, la peggiore performance dell’intero paese.Altrettanto negativo è il dato sulla mancata partecipazione al mercato del lavoro: all’interno della Calabria che pure supera la media meridionale (37,7%), c’è una forbice rilevante tra il 33,5% di Cosenza ed il 48% di Crotone. Il tasso di occupazione giovanile, nella fascia tra 15 e 29 anni, registra in Italia un valore pari al 29,8% con il Mezzogiorno che arriva al 20,1% mentre in Calabria tocca il 19,6%, con una varianza interna provinciale molto marcata: si passa dal 23,2% di Cosenza, al 12,7 di Crotone.La Calabria in generale ed in particolare il vasto territorio che va dalla Valle del Crati a quella del Neto, passando per quella del Trionto e le “aree interne”, con baricentro il Comune unico Corigliano-Rossano e Crotone, dove i dati denunciano una situazione socio-economica allarmante, deve poter godere dei benefici del Pnrr che vale più di 10 punti di Pil in quattro anni: oltre due punti di Prodotto interno lordo l’anno.
La produzione di energia da fonti rinnovabili secondo il nuovo modello partecipato e condiviso, previsto dal Pnrr, che esclude le pratiche “colonizzatrici” e “depredatorie” del territorio, potrebbe rappresentare un asset per lo sviluppo e la crescita del territorio indicato. Vanno in questa direzione, il progetto di un parco eolico offshore, come la possibile riconversione dei siti dell’ex Enel e dell’ex Pertusola di Crotone, in produzione di idrogeno verde. L’importante è che la gestione, la governance, di tale processo produttivo, sia partecipata e condivisa con il territorio che dovrà essere il principale beneficiario di tale produzione. Ed una delle condizioni affinché ciò avvenga sono le cosiddette Comunità energetiche alle quali viene affidato il compito di realizzare il nuovo modello di produzione partecipata e condivisa dell’energia da fonti rinnovabili.
Presto il ministro dell’Ambiente varerà un decreto, già inviato a Bruxelles per la condivisione, che sulla base dei finanziamenti Pnrr (2,2miliardi), finanzierà tra le 15 e le 20 mila Comunità energetiche. Secondo il decreto l’energia autoprodotta dovrà essere utilizzata prioritariamente per l’autoconsumo istantaneo e per la condivisione con i membri della Comunità: cittadini, Pmi, enti territoriali e autorità locali, enti religiosi, enti di ricerca e formazione, terzo settore, porti. I Comuni interessati e la Regione dovrebbero guidare tale “processo”, e non lasciare che si determino vuoti di governance, che vengono colmati, come è accaduto, da iniziative esclusivamente private di cui c’è bisogno, ma nell’ambito di regole di partecipazione e condivisione. Se ciò non avverrà, dovrebbe intervenire il Governo nazionale con un apposito commissariamento.
Domenico Campana