No all’autonomia differenziata.
Un disastro che dilaterà il divario tra nord e sud del Paese
L’autonomia regionale differenziata prosegue il suo iter e nelle prossime settimane, probabilmente, e se non dovesse succedere nulla in contrario, arriverà al voto del Parlamento. Intanto nessuno ne parla e si occupa di quello che si presenta, anche agli occhi dei più sprovveduti, come la rottura dell’unità della nazione. Non se ne occupano le istituzioni, né la stragrande maggior parte dei media, né tantomeno la società civile e neanche chi è a conoscenza dell’insensatezza e dell’assurdità della proposta, di chi sa che l’autonomia regionale, insieme alle autonomie locali, è già in Costituzione e precisamente all’art.5. Perché, ci chiediamo, dev’essere differenziata?. Misteri dell’egoismo sfrenato e del particolarismo imperante a cui, alla gran parte degli italiani, non è possibile accedere. E mentre continua questo gioco al massacro che, in ogni caso, lascerà il segno, è calata una cappa di silenzio. Inspiegato e inspiegabile. Un silenzio assordante in cui, come un buco nero, vengono inghiottite anche le voci di pochi instancabili volenterosi che , con scarsa visibilità e scarso ascolto, si alzano a contrastare quello che si presenta e ha tutte le caratteristiche di un autentico misfatto,
Alla fine, solo alla fine, i cittadini si accorgeranno delle conseguenze di questo giochetto e solo dopo il punto di non ritorno dell’approvazione. Con le regioni ricche del nord che potranno trattenere fino a nove decimi del proprio gettito fiscale per spenderlo nei propri territori, e che avranno competenze, come già per la sanità, per altre materie importantissime finora esclusiva dello Stato come la tutela dell’ambiente e dell’ecosistema , la tutela della salute, l’istruzione , la tutela del lavoro , ew financo i rapporti internazionali e con l’Unione europea. E con le regioni povere del sud che si leccheranno le ferite a sangue senza nemmeno il riconoscimento dei livelli essenziali delle prestazioni per i propri cittadini. Un provvedimento, e lo ribadiamo con forza, che confligge con il patto di solidarietà della nostra Costituzione e che accrescerà ulteriormente le disuguaglianze e che metterà a dura prova la tenuta e la coesione sociale dei territori e delle popolazioni meridionali. E tutto questo senza nessun dibattito pubblico.
L’autonomia differenziata , e lo gridiamo a gran voce, non sarà solo un piccolo ulteriore scivolamento di un sistema già profondamente disuguale ma sarà la tomba definitiva dei pochi sogni e delle residue speranze delle popolazioni meridionali che vedranno accrescere il depauperamento e lo spopolamento dei loro territori e questo dopo che , colpevolmente, lo Stato centrale non ha saputo approfittare neanche delle ingenti e imponenti risorse del Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza per ridurre i divari territoriali . Piano che ogni giorno che passa si sta rivelando un boomerang per le regioni e le città del Mezzogiorno. Sarà , e di questo siamo profondamente convinti, l’inizio di una valanga, uno tsunami, che spingerà le mediocri classi politiche e dirigenti di ogni parte , grande o piccola, d’ Italia, a cercare di arraffare qualcosa per il proprio elettorato e per i propri interessi, distruggendo, di fatto, quel patto nazionale che fino a oggi era chiamato a rispondere alle disuguaglianze sociali, a vigilare sul patrimonio collettivo, i beni culturali e l’ambiente e a garantire i diritti , gli stessi, per tutti i cittadini .
L’autonomia regionale differenziata , lo ricordiamo a tutti , anche agli smemorati del centro sinistra , o di quello che è rimasto del centro sinistra , non era mai uscita di scena tant’è che il ministro Boccia come oggi Calderoli aveva già presentato una bozza di legge quadro, confusa e confusionaria, contenente i principi per l’attribuzione alle Regioni di forme e condizioni particolari di autonomia (Art. 1) e le Modalità di definizione dei LEP (Livelli Essenziali delle Prestazioni) e degli obiettivi di servizio (Art. 2) , ma ora torna al centro dell’attenzione perché il suo cammino è rafforzato sia dall’adesione unanime dei presidenti delle regioni del nord e del centro Italia sia dal collegamento con la legge di bilancio, che deve essere votata entro dicembre.
Per ritornare in media res ricordiamo a tutti che se c’è una cosa, tra le tante, che la pandemia ha insegnato è che le regioni non sono affidabili proprio sul terreno che dovrebbe essere il loro specifico campo d’azione: la sanità pubblica. Con tutti i loro errori , in particolare le regioni del Nord , hanno fatto rimpiangere , anche a chi, come noi, non voleva , e non vuole, l’autorità dello Stato centrale. E nonostante tutto questo , nonostante le migliaia di morti durante la pandemia , le regioni del Nord vogliono l’autonomia differenziata per fare, diciamolo chiaramente e senza peli sulla lingua, quello che gli pare e quello che non sono stati e non sono capaci di fare , per manifesta e conclamata incapacità e inadeguatezza.
A questo quadro desolante aggiungiamo l’ultimo pennellata. L’autonomia differenziata dà alle regioni competenze rigorose e stringenti su beni culturali e paesaggio, per cui lo slogan cialtrone , ognuno padrone a casa sua , arriverà a dettare legge anche sui beni comuni più essenziali . E ci troveremo quindi che a decidere su Venezia sarà solo il Veneto. Su Firenze solo la Toscana. Su Roma solo il Lazio. Su Napoli solo la Campania. Su Palermo solo la Sicilia . Con la conseguenza che il nostro incommensurabile e inestimabile patrimonio naturale e artistico, già sottoposto a violenze e a stupri selvaggi e incontrollati, ricadrà sotto gli interessi di bassa bottega e di piccolo cabotaqgio delle nomenclature e dei potentati regionali. Arruffoni , confusionari e pasticcioni , per usare un eufemismo . Anche se, e non vorremmo passare per ingenui o distratti, lo Stato centrale non è esente da critiche e da sospetti giustificati non solo in questo campo. Lo diciamo , e lo scriviamo, da un bel po’ di tempo , che anche i più sinceri sostenitori della democrazia parlamentare, come noi siamo, sono delusi dal Parlamento che, negli ultimi tempi, non ci ha fatto mancare nulla , in termini di nefandezze e scelleratezze , basti pensare solo alle leggi elettorali. Ora la loro fiducia, poca e residua, è affidata a una decisione . Dire no all’autonomia regionale differenziata. Senza se . E senza ma. In caso contrario, e mai come in questo caso, varranno i versi del somma poeta nazionale, altrimenti ridotto al rango di poeta di provincia, “Ahi serva Italia , di dolore ostello , nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello “
Domenico Critelli
Giovanni Lentini