RESIDENTI ALL’ESTERO, IL TRISTE PRIMATO DELL’ARCO JONICO.
Corigliano-Rossano il comune con più iscritti all’Aire. Bocciata ancora una volta la politica centralista che continua a produrre povertà, diseconomie e favorisce l’esodo migratorio.
Circa 15mila i residenti all’estero della città di Corigliano-Rossano su una popolazione complessiva di circa 75mila abitanti. Un dato drammatico che certifica, inesorabilmente, come dal cuore dell’Arco Jonico l’unica via d’uscita dal pantano della impalpabilità sia lasciare la propria terra. Una Città medio grande che surclassa finanche realtà metropolitane nel Paese, classificandosi al dicissettesimo posto in Italia.
Un tempo si abbandonavano le aree interne per radicarsi nelle aree rivierasche. Ora anche quest’ultime sono preda di esodo verso Paesi che offrono più opportunità.
Il dato registrato dalla fondazione Migrantes, certifica quanto la Calabria sia terra che offre poche opportunità. E tale condizione si manifesta soprattutto lungo l’area jonica resa sempre più landa desolata e depressa da logiche centraliste che, negli ultimi 40 anni, hanno fatto man bassa di tutto.
La politica, d’altronde, incapace a trovare soluzioni foriere di migliorie, affinché il su indicato dato possa essere migliorato, si nasconde non affrontando il problema. Tra l’altro l’indice del dissanguamento demografico dell’Arco Jonico era stato già messo in evidenza dall’ultimo rapporto Svimez.
Nel su citato si evidenziava come, fermo restando le politiche in essere lungo l’area jonica, entro il 2050 ben 50 delle Comunità presenti sul territorio sarebbero diventate Paesi fantasma.
Emblematici anche i casi di Paludi, Terravecchia, Scala Coeli, Carfizzi, Alessandria del Carretto, Mesoraca, Bocchigliero e Savelli che, ad oggi, hanno una popolazione residente all’estero, talvolta, finanche superiore alla popolazione residente in Paese. Si sommi anche la condizione dei due grandi comuni silano-jonici: Acri e San Giovanni in Fiore e la misura è colma. Drammaticamente colma.
In entrambi i casi, infatti, la percentuale di residenti all’estero, rispetto la popolazione residente nelle rispettive Comunità, si assesta intorno al 30%.
Da tutto questo marasma esula il dato dei Capoluoghi storici, dove Reggio presenta lo stesso numero di residenti all’estero della città di Lamezia, ma con una popolazione pari a due volte e mezzo la città della Piana. Quasi impercettibile il dato sul capoluogo di Regione, appena il 7% su Cosenza.
Apparente nota positiva per Crotone (5.2 %), ma è risaputo che i flussi migratori dalla terra pitagorica avvengono soprattutto in ambito nazionale e a beneficio prevalente di Emilia-Romagna e Lombardia. Non è un caso, infatti, che la Città presenti un decremento demografico rilevato in circa 4000 unità, nell’ultimo censimento effettuato.
Del resto, la penuria di lavoro e la carenza di servizi favoriscono lo spopolamento. Non è un mistero, infatti, che l’area compresa tra Sibari e Crotone (più relativo versante interno) sia stata tagliata fuori da tutto per aver subito scriteriate ed illogiche politiche di natura centralista. L’Arco Jonico, ormai, disconosce quale sia il concetto di sanità. Non conosce il significato di trasporti e mobilità. È lontano da qualsivoglia concetto di equità sociale. Annaspa dal punto di vista della sicurezza ed è distante dal benché minimo embrione di giustizia.
È necessario, pertanto, ripartire da una nuova visione del territorio che restituisca un fulcro politico ancor prima che fisico. È impellente reinquadrare il contesto all’interno di un più ampio e rinnovato paradigma che rimetta al centro servizi e cittadinanza. C’è bisogno di una visione policentrica di un’immediata rettifica amministrativa che rinnovi la geografia delle Consulte provinciali. È sciocco, puerile e politicamente dannoso, avere paura dei cambiamenti. Anzi, bisogna avere il coraggio d’osare.
Una proposta tesa a rafforzare gli Enti intermedi con la nascita di una grande e coerente area vasta fra la Sibaritide ed il Crotonese sarebbe il primo passo. Quindi il legittimo riconoscimento di un Capoluogo a Corigliano-Rossano che insieme a Crotone coordini il rinnovato perimetro amministrativo. Del resto a distanza di ormai 5 anni dal concluso processo di fusione amministrativa delle due ex comunità di Corigliano e Rossano, è giunto il tempo di elevare la visione della città, dando senso e consistenza al lungimirante processo avviato. Va da sé che senza una naturale evoluzione della sintesi amministrativa, questa finirà per scadere nell’inutile, alimentando insensati sentimenti di ritorno al passato. L’indicato e naturale percorso evolutivo, al contrario, genererebbe l’embrione politico-amministrativo che avvierebbe alla creazione di un’area metropolitana interregionale tra gli ambiti jonici di Calabria, Lucania e Puglia. Solo così potrà essere riscritta la storia delle Comunità che giacciono lungo l’Arco Jonico. In caso contrario, il territorio sarà destinato all’oblio ed all’inconsistenza.
Alla neo Deputazione parlamentare, ai Consiglieri Regionali, ai Sindaci dell’Arco Jonico, corre l’obbligo di guardare al futuro con fare innovativo. Così come è loro dovere sganciarsi da visioni arcaiche e lontane dal progresso.
Per il bene del territorio.
Per la sua rinascita politico amministrativa.
Ufficio Stampa – Jonia-MagnaGraecia