Da “Rete Riva Sud” a “Riva Sud d’Europa”.
Mirare a costruire una macroregione jonica sulla base di una comune identità culturale.
“Siamo di fronte ad un bivio, da un lato la chiusura, la rassegnazione, la rabbia, la ribellione; dall’altro lato l’apertura e la ricerca di soluzioni per affrontare le difficili circostanze, alimentandole con la passione per l’uomo”. Bernhard Scholz, presidente Meeting Comunione e Liberazione di Rimini
L’idea progettuale “Rete Riva Sud” nata, negli anni passati, su interesse e volontà della Provincia di Crotone intendeva realizzare una rete integrata di conoscenze, di servizi, di promozione turistica tra le 4 regioni ( Sicilia, Calabria, Basilicata e Puglia ) e le 10 Province d’Italia (Siracusa, Catania, Messina, Reggio Calabria, Catanzaro, Crotone, Cosenza, Matera, Taranto, Lecce) che s’affacciano sul Mare Jonio. Un’intuizione strategica la creazione di una rete integrata della regione jonica nella quale si registra la forte presenza di testimonianze risalenti al periodo della colonizzazione Greca e sulle quali si può promuovere una offerta turistica integrata interregionale incentrata su un attrattore comune. I siti archeologici all’aperto dell’antica Grecia da candidare, sotto quest’aspetto, a patrimonio dell’umanità. A distanza di tempo, a mio modo di vedere, il progetto da “Rete Riva Sud”, una rete integrata regionale, deve diventare e trasformarsi in “Riva Sud d’Europa”, una macro area jonica che si pone, ieri come oggi, l’obiettivo primario di promuovere lo sviluppo turistico dei territori con una strategia interregionale di sviluppo turistico-territoriale, non più, quindi, solo come rete, incentrata sulla promozione internazionale e sulla valorizzazione integrata interregionale delle risorse culturali in una prospettiva di destagionalizzazione e di incremento dei flussi turistici, sul potenziamento dell’accessibilità ai territori, al patrimonio culturale e alle altre attrattive naturalistiche e ambientali che il territorio possiede.
Il progetto deve quindi mirare a costruire una macroregione jonica sulla base di una comune identità culturale. Le testimonianze della Grecia antica. E “deve creare itinerari turistico, culturali e ambientali che possano promuovere queste eccellenze, e i territori circostanti, come elementi strategici di promozione dell’intero territorio. Facendo leva sul richiamo e sull’attrazione esercitata dai siti archeologici. E sviluppando modelli di promozione diversificati che mirano, attraverso l’integrazione di tutte le risorse culturali, paesaggistiche e naturali, a destagionalizzare e diversificare le mete turistiche tradizionali, con un approccio che deve prendere in considerazione le interrelazioni tra i diversi elementi che compongono l’offerta del territorio”.
La proposta, tutta ancora da costruire e per la quale si chiede il contributo di quanti volessero partecipare alla sua realizzazione, dovrà sviluppare azioni tese a favorire una promozione del prodotto turistico Riva Sud d’Europa, con particolare attenzione ai giovani e ai fruitori di vacanze culturali. “Il patrimonio culturale, come è ormai risaputo, costituisce un bene condiviso che può rappresentare il cardine dello sviluppo sostenibile dei territori, in grado di generare condizioni di crescita culturale e sociale delle popolazioni e di costituire una leva strategica per lo sviluppo economico locale, attraverso la nascita ed il rafforzamento dei processi produttivi ed imprenditoriali ad esso collegati. Pertanto la valorizzazione del patrimonio culturale e naturale può ben essere considerata una efficace leva strategica attraverso cui indurre lo sviluppo economico e sociale di un territorio, a condizione che esso venga attuato in maniera sostenibile e compatibile con la salvaguardia dell’ambiente e dei beni liberi per le generazioni future”.
Per fare tutto questo vi è bisogno che i presidenti delle regioni, i presidenti delle provincie e tutti i sindaci dei comuni meridionali facciano sentire la loro voce. Non è pensabile che le risorse del PNRR, già ridotte drasticamente rispetto al progetto originario della comunità europea che assegnava la maggior parte delle risorse, per ridurre i divari territoriali esistenti, soprattutto quelli infrastrutturali, ai territori più deboli, e non il misero e miserevole 40% della ripartizione territoriale deciso dai governi nazionali succedutesi nel tempo, siano, nel silenzio più assoluto e assordante, messe continuamente in discussione da alcuni autorevoli rappresentanti istituzionali del Nord e del Centro Italia che chiedono la rimodulazione del piano. Rimodulazione richiesta soprattutto per distrarre ulteriore risorse al Sud, com’è avvenuto con alcuni bandi del PNRR che, partiti e riservati per le sole regioni meridionali, sono stati estesi anche alle regioni del centro Italia che, sotto questo punto di vista, meglio organizzate sul piano amministrativo e progettuale, ha determinato una distribuzione di imponenti risorse a loro non dovute. Una quota vergognosa, lo ripeto, quella assegnata al Mezzogiorno, che non ridurrà i divari territoriali esistenti, storicamente esistenti, e che, sommata all’inefficienza della macchina amministrativa meridionale, falcidiata da anni di feroce spending review, e all’annunciata richiesta di autonomia differenziata da parte dei presidenti di regione del Nord e del Centro Italia, segnerà il definitivo depauperamento dei territori e delle comunità meridionali. Per questo, e non solo per questo, ritengo che vi sia bisogno di far sentire in maniera autorevole e forte la voce dei parlamentari nazionali, dei presidenti e dei consiglieri regionali , dei presidenti e dei consiglieri provinciali e dei sindaci e dei consiglieri comunali del Mezzogiorno a partire dal presidente della regione Calabria, Roberto Occhiuto, che, in alcuni suoi atti e in alcune sue determinazioni, ho trovato molto coraggioso e ambizioso , tali mi sono sembrate ,e sono, la creazione della multiutility regionale per la gestione integrata di acqua e rifiuti e della Sacal divenuta società a completa partecipazione pubblica, e dal quale mi aspetto altrettanta forza e determinazione nel difendere le ragioni, mai prese nella giusta considerazione, di popolazioni, quelle meridionali, che, da molto, troppo tempo assistono, senza colpo ferire, allo spopolamento, all’isolamento e alla marginalizzazione di vaste aree della Calabria e del Mezzogiorno che, a lungo andare, potrebbero determinare momenti di tensione economica e l’insorgere di conflitti sociali dai risvolti non facilmente governabili e per i quali nutro più di qualche preoccupazione.
A partire dalla prossima competizione elettorale del 25 settembre. Un’ appuntamento lungamente atteso, importante e strategico per il futuro dell’Europa, dell’Italia e del Mezzogiorno che mi auguro sia fortemente partecipato per dare forza e autorevolezza al nuovo esecutivo del nostro Paese.
Giovanni Lentini