Progettazione integrata territoriale nella programmazione dei fondi strutturali.
Dall’area vasta della Magna Graecia, all’area metropolitana dell’Arco Jonico per finire alla macroregione della Riva Sud d’Europa
Mi pare di capire, anche solo scorrendo semplicemente le graduatorie dei bandi scaduti che i comuni calabresi e meridionali, tranne rare eccezioni, siano in forte ritardo per quanto riguarda l’attuazione delle missioni del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. E per questo, credo, sia necessario e urgente istituire una cabina di regia dedicata alla progettazione integrata territoriale dei fondi strutturali al fine di creare un modello e una strategia di sviluppo territoriale sostenibile sul piano economico, ambientale e sociale.
Per quanto riguarda il territorio provinciale crotonese, la mia idea è quella di attivare un gruppo di lavoro che, con il coordinamento dell’ente intermedio, assieme a tutti i comuni, condivida idee e progetti e che individui le priorità per l’attuazione del PNRR. Non è più possibile procedere in ordine sparso. Per la sua straordinarietà ed eccezionalità, il PNRR è un’opportunità da non perdere, e disperdere, se non vogliamo abbandonare i nostri territori a un destino irreversibile di spopolamento e di conseguente depauperamento. Accanto al ruolo centrale di indirizzo strategico e di programmazione svolto dalle Regioni insieme al governo nazionale ritengo fondamentale che provincie e comuni, mettano in campo tutti gli sforzi necessari per cogliere questa grande opportunità del resto irripetibile. L’obiettivo resta quello di costruire un fronte comune. Vanno coinvolti e invitati tutti gli attori istituzionali, economici e politici dei territori a partire dalle associazioni di categoria, agli ordini professionali e alle organizzazioni datoriali e sindacali. Ritengo che le provincie, nei loro compiti istituzionali di enti intermedi tra Regione e Comuni, siano il “soggetto che debbano assumere quel ruolo di coordinamento necessario per mettere insieme tutti i soggetti portatori di interesse nei territori e per questo devono ritornare ad essere i principali interlocutori anche con il governo centrale” . Lavorare disuniti e con tempistiche scoordinate rischia, di far saltare il Pnrr che resta un punto fermo nonostante il “quadro geopolitico ed economico sia stato stravolto e gli scenari siano drasticamente cambiati a causa della guerra in Ucraina, della crisi energetica e del rialzo inarrestabile dei costi delle materie prime”.
Ad oggi, almeno leggendo tra le righe delle dichiarazioni e degli atti prodotti dagli attori in campo, non si hanno chiare le priorità e i progetti da realizzare. Per questo, credo sia importante procedere uniti mettendo a sistema competenze e capacità di progettazione.
Urge, a questo riguardo, la convocazione di un tavolo che diventi subito operativo per mettere in campo questo gruppo di lavoro. Senza perdere tempo. E senza far prevalere i campanili.
Sono in gioco le risorse del PNRR. E non solo quelle. Sono in gioco le risorse del Fondo Complementare. Quelle del Fondo Sviluppo e Coesione. Quelle di React Eu (Recovery Assistance for Cohesion and the Territories of Europe). Quelle della programmazione comunitaria 2021/2027. E sono in gioco, da tempo, i bandi e le risorse Interreg-Life-Horizon (fondi europei per la cooperazione territoriale che contribuiscono alla politica di coesione dell’UE per ridurre le disparità di sviluppo fra le regioni europee e destinati alle regioni italiane per favorire la coesione economica, sociale e territoriale). Tali fondi, mai utilizzati a queste latitudini, potrebbero essere sfruttati, interloquendo e interagendo con le aree a noi contigue, l’area adriatica, e quella a noi dirimpetto, l’area balcanica.
Sotto quest’aspetto elenco, in ordine sparso, alcune proposte progettuali che interessano e riguardano non solo il nostro territorio ma un’area più ampia. L’area vasta della Magna Grecia che coincide con i territori della sibaritide e del crotonese. L’area del golfo jonico che va da Gallipoli a Crotone. E l’area della Riva Sud d’Europa che coinvolge le quattro regioni, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia, che s’affacciano sul Mare Jonio.
Una prima base di proposte progettuali potrebbero essere rappresentate dalla realizzazione della ciclovia della fascia jonica. Ancora, dallo sviluppo dei paesi interni della fascia jonica e dalla valorizzazione delle aree archeologiche all’aperto della fascia jonica. Quindi la rete delle portualità della fascia jonica e la bonifica di tutte le aree industriali dismesse della fasica jonica. Infine, la realizzazione di un Ecosistema della ricerca e dell’innovazione incentrata sulle energie rinnovabili e sulla filiera agroalimentare della fascia jonica.
Questa la strada da percorrere per evitare l’isolamento e la marginalità. E per tracciare e disegnare un nuovo inizio.
Giovanni Lentini