Aree urbane funzionali, PUMS e non solo.
Le nostre amministrazioni locali non possono più procrastinare l’avvio di un confronto istituzionale
Ripensare la mobilità delle “aree urbane funzionali” perseguendo gli obiettivi di decarbonizzazione e garantendo, al contempo, una risposta efficiente alle esigenze di mobilità dei cittadini è una delle sfide più avvincenti e difficili a cui saranno chiamati gli amministratori locali del nostro territorio. Per area urbana funzionale si intende un’area che valichi i confini amministrativi e istituzionali e comprenda diverse realtà contigue con analoghe problematiche in termini di accessibilità e attrattività del sistema dei trasporti.
Le nostre amministrazioni locali non possono più procrastinare l’avvio di un confronto istituzionale, oltre il territorio di appartenenza, condiviso a livello provinciale e contestualizzato nell’area del medio e alto Ionio.
Il primo passo è quello di portare, in seno ad ogni assise comunale, un Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (P.U.M.S.) che ridefinisca le strategie di mobilità locali con particolare attenzione alle aree problematiche e disconnesse dal tessuto urbano. Si pensi, nel caso della città di Crotone, alle quotidiane emergenze che vivono i cittadini dei quartieri di Tufolo/Farina e delle contrade nord della città.
Occorre, quindi, progettare un sistema dei trasporti, urbani ed interurbani, da articolare lungo le quattro fasi che caratterizzano i piani PUMS: preparazione e analisi, sviluppo della strategia, pianificazione delle misure e attuazione e monitoraggio.
Una riorganizzazione della mobilità che non può prescindere da una approfondita conoscenza delle abitudini, mezzi, percorsi e collegamenti che caratterizzano il trasporto locale.
Per questo si rende necessaria, pertanto, una intensa attività di raccolta dati al fine di elaborare una mappatura capillare dell’intero sistema di mobilità, con particolare attenzione ai collegamenti tra i comuni della provincia e i principali centri di erogazione dei servizi (scolastici, sanitari, economici finanziari, sicurezza e culturali).
Solo attraverso una puntuale conoscenza dell’intera mobilità urbana ed interurbana e delle criticità connesse è possibile sviluppare delle strategie di intervento risolutive, ponendo degli obiettivi di breve , medio e lungo periodo.
Una volta definite le strategie e gli obiettivi da perseguire, occorre pianificare le misure risolutive e attuarle, attingendo, con l’ausilio di apposite unità specializzate dedicate, ai fondi regionali, nazionali e comunitari.
Un esempio: progettare nuovi percorsi stradali che permettano la decongestione del traffico in aree particolarmente sensibili e sopraffollate, potenziare il trasporto pubblico con il rinnovamento della flotta di bus con mezzi a impatto zero o a basso impatto ambientale, realizzare un sistema di trasporto elettrico per collegare i diversi centri urbani e le principali infrastrutture di connessione e trasporto. E ancora, realizzare una rete di itinerari ciclabili opportunamente equipaggiati che permettano di raggiungere, in alternativa alla mobilità su gomma, i principali luoghi di interesse economico, culturale e sociale. E una volta realizzate le misure di mitigazione ed efficientamento, occorrerà sviluppare protocolli di monitoraggio e pronto intervento, con l’ausilio di sistemi informativi e centri di controllo da remoto.
La buona riuscita di un capillare e imponente progetto di riqualificazione della mobilità di aree urbane funzionali richiederà uno straordinario sforzo di cooperazione e sinergia tra i diversi attori locali e regionali. Occorrerà il sostegno politico dei rappresentanti locali, dei sindaci dei comuni coinvolti, dei consigli comunali e delle rappresentanze regionali e nazionali. Occorrerà coinvolgere i gestori delle reti di trasporti, quali aziende di trasporto locali, le compagnie ferroviarie nazionali, gli assessorati regionali e i ministeri competenti. Non si potrà prescindere poi, dal coinvolgimento delle opportune competenze tecniche che dovranno essere garantite dai dipartimenti universitari, studi tecnici e professionali, consulenti esterni. Infine, sarà fondamentale l’apporto delle comunità locali, per garantire il necessario flusso di informazioni tanto in fase di elaborazione quanto in fase di esecuzione e manutenzione. Cosa ci resta da fare? Molto. C’è molto da fare ma il molto può diventare poco se il poco cominceremo a farlo quotidianamente e senza arretrare o arrenderci mai.
Cominciando con il far diventare i problemi delle priorità. A questo riguardo quindi la mobilità diventa una delle priorità del prossimo quinquennio. Assieme al dissesto idrogeologico.
All’erosione costiera. All’ottimizzazione della rete idrica. All’economia circolare. Alla forestazione urbana, con la costruzione di un masterplan in cui siano previsti veri e propri boschi urbani, orti, viali alberati, parchi pubblici ma anche tetti e facciate verdi.
Alla riutilizzazione e al riuso degli spazi pubblici, con la realizzazione di un Accademia di Belle Arti, di un Conservatorio Musicale, di un Museo d’Arte Modena e Contemporanea, di un Museo delle scienze, di un Accademia Teatrale, di un Auditorium. Sino ad arrivare ad un Piano Comunale della Rigenerazione Urbana Sostenibile attorno al quale costruire il Piano Strutturale Comunale (non più rinviabile).
Noi riteniamo possibile immaginare e costruire un’altra Crotone. Una Crotone smart e green. Una Crotone più vivibile. E più sostenibile. Una Crotone sempre più generosa. E sempre più altruista. Per costruire questa città più bella e più “straordinaria”, “che non si vede bene che col cuore”, noi non faremo mai mancare il nostro impegno e il nostro contributo.
Alessio Critelli
Giovanni Lentini