Piano energetico ambientale regionale e piano agricolo regionale.
Una filiera industriale green sull’idrogeno a Crotone ed il distretto agroalimentare di qualità nella Sibaritide come piano di rilancio per la Calabria.
Ci sono scoperte che non vorresti mai fare . La mancanza di un Piano Energetico Ambientale della Regione Calabria è una di queste . Mosso da curiosità , dopo aver letto la notizia di una proposta da parte di otto consiglieri comunali di Crotone per l’ istituzione di un Distretto Produttivo Regionale delle Energie Rinnovabili e dell’Efficienza Energetica incentrato sull’idrogeno verde , ho pensato di approfondire l’argomento . Per valutare la fattibilità e realizzabilità della richiesta . Dopo alcune ricerche su internet , tra le tante carte virtuali “ammassate” sul mio pc , ho recuperato il Piano Energetico Ambientale della regione Calabria . Piano approvato nel 2005 con Delibera del Consiglio Regionale n. 315 del 04 marzo 2005 . Non certo dell’accuratezza delle ricerche effettuate ho concentrato il campo d’azione per trovare eventuali aggiornamenti del piano . Non ritenevo possibile che, dopo diciassette anni, il piano vigente fosse quello del 2005 . Con mia grande sorpresa, e dopo numerosi scaricamenti dalla rete, l’unica cosa utile che ho scovato è stata una delibera di giunta regionale , la numero 218 del 07 agosto 2020 , avente ad oggetto “Aggiornamento Piano Energetico Regionale (PEAR) . Avvio attività e costituzione del tavolo tecnico regionale “. Al di là del titolo , a mio parere, errato , in quanto ritengo che prima si costituisce un tavolo e poi si avviano le attività , ho proseguito in ulteriori ricerche per capire se quel tavolo tecnico era stato costituito , e se costituito e avviate le attività cosa avesse prodotto , e in caso quali risultati avesse ottenuto. Tavolo tecnico che , almeno dalle mie ricerche, risulterebbe non aver prodotto nulla di particolarmente significativo e rilevante.
Ed allora più che pormi della domande , sarebbero state molte, troppe, abbozzo una riflessione.
Da tempo , prima della guerra nel cuore d’Europa, il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica nella sua “Relazione sulla sicurezza energetica nella fase di transizione ecologica”aveva parlato della necessità che “l’Italia dovesse realizzare un piano nazionale di sicurezza nazionale …. per mirare al perseguimento di un’adeguata autonomia tecnologica e produttiva del Paese nel settore energetico, rafforzando le filiere nazionali di industria e ricerca, in collaborazione con i partner europei ed occidentali, in considerazione della collocazione geopolitica dell’Italia“ . Tutte queste raccomandazioni perché per il Copasir era in atto una guerra asimmetrica sul gas e sull’energia. Guerra asimmetrica che , purtroppo , è diventata guerra tradizionale e che impone a tutti noi un cambio di passo. E di paradigmi . A partire dal fatto che nel mondo della complessità le scelte devono essere immediate. Senza perdere tempo in eccessive sottigliezze nelle decisioni. La guerra è in casa nostra . La guerra è in Europa. Ed “è la guerra del gas, dell’energia vecchia degli idrocarburi e di quella nuova delle rinnovabili e dell’eolico e il messaggio che ne viene fuori forte e chiaro è che il Mezzogiorno” , e all’interno del Mezzogiorno la Calabria ,” se non altro per ragioni geografiche , non solo è la grande occasione della crescita economica dell’Italia ma la porta d’Europa nel Mediterraneo e nel continente del futuro ( l’Africa) . E’ al centro del nuovo ordine europeo degli affari e della geopolitica mondiale”.
Ed allora acquisita questa nuova coscienza cosa possiamo e cosa dobbiamo fare ? Certamente non possiamo farci trovare impreparati . Il Mezzogiorno e la Calabria non possono farsi trovare impreparati . Per questi motivi al presidente Occhiuto deve aggiornare e attualizzare Il Piano Energetico Ambientale Regionale riunendo immediatamente il tavolo tecnico e chiamando in ausilio e a supporto l’Enea, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, che aveva già preparato il Piano Energetico vigente, quello del 2005.
E per gli stessi motivi le istituzioni della provincia di Crotone , a partire dal presidente della provincia e dal sindaco del comune capoluogo, devono attivarsi non solo per condividere e concorrere alla stesura del Piano energetico Regionale ma devono fare in modo che in quel Piano ci sia la proposta , sotto questo profilo ottima l’intuizione e la proposta degli otto consiglieri comunali di Crotone , dell’istituzione del Distretto Produttivo Calabrese delle Energie Rinnovabili e dell’Efficienza energetica da realizzare nella città pitagorica . Città e territorio da individuare quale Hub energetico calabrese . Credo che potrebbe essere un riconoscimento più che legittimo per una città e un territorio che , sul filo di una storia e di una tradizione che la portò ad essere il primo distretto produttivo industriale della Calabria , uno dei primi dell’intero Mezzogiorno , vogliono ritornare ad essere protagonisti del loro futuro.
Così come , sempre il presidente Occhiuto, deve provvedere , anche in questo caso senza perdere tempo, a riavviare e rilanciare il mondo agricolo calabrese. Un mondo che va liberato da sterili assistenzialismi e provvidenze a pioggia e da interessi particolari che non hanno portato e non portano nessun risultato per la Calabria tranne quello di garantire privilegi , sotto forma di vantaggi, consolidati nel tempo.
Ed allora nella consapevolezza che questa guerra oltre ad essere “una guerra dell’energia è anche una guerra dei grani e dei frumenti “ , la base e il cuore della nostra catena agroalimentare, il presidente Occhiuto è chiamato a costruire un piano agricolo regionale ( alimentare , forestale , della pesca e dell’acquacoltura) nuovo e innovativo , con l’istituzione nella piana di Sibari di un Distretto Produttivo Calabrese dell’agroalimentare di qualità. Piana di Sibari da individuare quale Hub agricolo calabrese. Un supporto ai giovani agricoltori calabresi ai qual va garantito un cospicuo sostegno pubblico con tempi e strumenti che rispettino le esigenze di un’impresa agricola che vuole stare sul mercato.
Un “Pacchetto Giovani” incentrato , per dirla con Vito Teti , sulla restanza , come “diritto a restare per edificare un altro senso dei luoghi e di se stessi” . Un modello integrato della politica di sviluppo rurale , a partire dall’utilizzo dei terreni agricoli abbandonati, anche per evitare lo spopolamento e il depauperamento dei paesi interni e per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici in atto , fenomeni particolarmente gravi per le nostre aree interne . Senza trascurare che questo attenzione verso il mondo agricolo deve portare al consumo zero delle aree agricole e naturali . Aree che spesso , troppo spesso, vengono deturpate o abbandonate, diventando desolate terre di nessuno , di fatto dei vuoti periurbani ed extraurbani , in cui la natura viene soppressa e si resta in attesa di una trasformazione urbana che spesso non arriverà mai.
Giovanni Lentini