Sulla vicenda Datel chi ha il dovere di intervenire è assente.
Tra litigi per segreterie, incarichi ed assessorati, la partitocrazia latita verso una vicenda che può rappresentare l’ennesima debacle per l’area Jonica e la Calabria tutta.
Con la nomina da parte del Tribunale di Roma dei Commissari che dovranno sovrintendere alla gestione dell’azienda, si apre un altro capitolo della vicenda “Datel” che ha generato e continua a generare profonda angoscia e grande preoccupazione non solo tra i lavoratori e le rispettive famiglie ma anche tra tutti i cittadini che hanno a cuore le sorti della nostra comunità. Così come avvenuto in un passato recente con la chiusura delle fabbriche, però, chi ha il dovere istituzionale di intervenire in modo incisivo e determinante nella questione, i partiti, la classe politica e dirigente, è colpevolmente assente.
Invece di coinvolgere i propri referenti politico-istituzionali a livello regionale e nazionale, i Ministri ed i rappresentanti del Governo espressione della propria parte politica richiedendo un impegno specifico per una questione vitale come quella della Datel, i partiti cosa fanno? Continuano a litigare per le segreterie, per qualche assessorato o qualche incarico negli enti.
La politica così interpretata e l’azione dei partiti così impostata non hanno alcuna funzione sociale e non rappresentano minimamente i bisogni dei cittadini; rappresentano esclusivamente gli interessi – perlopiù economici e di potere – di chi fa politica o aspira a farla.
Il modo in cui è stata gestita tutta la vicenda, in questi lunghi mesi, non ha sortito gli effetti sperati e si rischia di assistere al colpo definitivo al presente ed al futuro lavorativo delle tante lavoratrici e lavoratori del nostro territorio. Un colpo “mortale” per un territorio come quello di Crotone e della fascia ionica inferto dai Governi e dalle Amministrazioni che si sono succedute negli ultimi decenni e che hanno portato avanti politiche che hanno generato il depauperamento del tessuto economico-produttivo e sociale del Mezzogiorno italiano.
Filippo Sestito