Nuova crisi rifiuti: lo Jonio invaso dalla spazzatura.
Una Regione in continua emergenza che non riesce a fornire servizi ai suoi cittadini.
Che la Regione Calabria versi in una situazione emergenziale, oltreché sul piano sanitario, anche su quello relativo alla gestione dei rifiuti, è fatto noto, anche a livello nazionale, fin dalla notte dei tempi. Tuttavia, il dato che stupisce è rilevare come questa situazione emergenziale diventi, specialmente nel settore dei rifiuti, sempre peggiore, al punto che, oggi, essa travalica ogni limite di tollerabilità.
Nello specifico, accade che da diversi giorni orsono le strade dei Comuni dell’Arco Jonico Magno Graeco pullulano di rifiuti di ogni genere, che oltre ad aver intasato i cassonetti, hanno finanche invaso le strade dei centri abitati, deturpando quartieri e danneggiando l’ambiente.
Fatto, questo, che segna l’ennesima sconfitta di una Regione incapace di essere lungimirante ed equilibrata, affetta sempre da atavici mali e succube ai centralismi deviati.
A perdere sono anche e soprattutto gli Enti locali e i Cittadini ivi residenti, incapaci di far gioco di squadra e di trasformare le varie voci del coro in un’unica eco. Proprio come accade nel trevigiano, ove i Comuni della relativa Provincia hanno, in sinergia con imprenditori privati, creato un sistema di riciclaggio della differenziata che coinvolge financo rifiuti apparentemente inutilizzabili come i pannolini, dai quali si ricava plastica per giocattoli ed ovatta per tovaglioli, salviette e fazzoletti.
La suddescritta situazione emergenziale, però, costituisce allo stesso tempo una sconfitta per lo Stato centrale che guarda alla Calabria – come comprovato dal pnrr e, specialmente, dai progetti sull’alta velocità – con esclusivo riferimento alla fascia tirrenica, tagliando fuori l’Arco Jonico, sempre più preda della criminalità organizzata. Infatti, non si dimentichi che le crisi politico-sociali rappresentano terreno fertile per le mafie che riescono ad intromettersi, spesso e volentieri, nell’ambito della gestione dei rifiuti, risolvendo il problema con l’interramento degli stessi. A ciò, poi, s’aggiunga che detta situazione rischia di penalizzare ulteriormente Crotone quale distretto energetico. Ed infatti, la città pitagorica è sede di diverse centrali alimentate a biomasse e, ad oggi, risulta il principale sito di discariche della Regione. Ergo, la crisi da emergenza gestione dei rifiuti potrebbe intasare di rifiuti un intero Capoluogo.
E se le cose stanno così, allora è d’uopo chiedersi che destino attende la terra di Pitagora e di S. Nilo, delle Poleis, del Codex e dei numerosi Castelli? Ma, sopratutto, qual è la prospettiva che si offre ai bambini che ivi nascono e che sono vittime di una politica che riduce sempre di più le risorse verso questo territorio?
Certo, il fatto che a breve nei centri storici di Corigliano-Rossano verrà lanciato il sistema di raccolta porta a porta della differenziata va accolto con favore, in quanto primo effettivo passo verso una più efficace tutela ambientale. Epperò, questo tentativo rischia di rappresentare una goccia di zucchero in un oceano salato laddove la raccolta porta a porta della differenziata, già realtà a Crosia, non venga seguita da altri Comuni del comprensorio Sibarita-Crotoniate e se gli stessi rifiuti non vengono poi smistati presso imprese capaci di riciclarli.
Intanto, viviamo l’ennesimo incubo della malagestione dei rifiuti e poi non lamentiamoci se ogni anno la classifica sulla qualità della della vita premia sempre realtà del nord (piccola digressione: quest’anno ha vinto Parma, la stessa città che circa un decennio prima era qualificata da Legambiente coma la città italiana più inquinate per emissioni di co2) e se nel settore privato stentano gli investimenti.
Simone Laurenzano