Per un nuovo regionalismo.
La ricetta per riformare le sperequazioni del Sistema Calabria
Con le elezioni del 3 e del 4 Ottobre p.v., si determinerà il giro di boa dei 50 anni di regionalismo che dovrà rappresentare la svolta per la Calabria nel suo complesso e per l’intera fascia jonica calabrese e il territorio di Crotone, in particolare.
A distanza di 50 anni , necessita immaginare un nuovo regionalismo che ponga al centro le diseguaglianze, le sproporzioni e le disfunzioni dell’intero territorio calabrese individuando nel contempo una terapia d’urto in grado di far uscire la Calabria dal guado in cui si trova.
In questo senso appare indispensabile promuovere una rigenerazione amministrativa e una rimodulazione e riorganizzazione degli ambiti istituzionali e territoriali che possano determinare un riequilibrio complessivo dell’intera regione che è fondamentale per la Calabria.
La Calabria, insieme a Basilicata e Puglia, è l’unica Regione d’Italia ad essere bagnata da due mari, il mare Tirreno e il mare Jonio, le cui popolazioni reclamano pari dignità ed equivalenza. Lo fanno rispetto ai livelli essenziali dei servizi alla persona, alla mobilità, alla civiltà dei rapporti sociali, al decoro di una cittadinanza attiva e non fatalista e, soprattutto, alla valorizzazione delle risorse umane e professionali incarnate dalle giovani generazioni impegnate nella costruzione di una prospettiva che è, individuale e collettiva insieme.
L’arretratezza della fascia jonica è un opportunità, soprattutto se legata ai parametri del PNRR e della nuova programmazione comunitaria, ma questa non rende automatica la soluzione e, soprattutto, la realizzazione delle “cose da fare” senza le indispensabili e necessarie decisioni regionali, mancanti le quali, del resto, non si possono creare le premesse essenziali per il progresso e lo sviluppo di questi territori, superando, di fatto, la distorsione della spesa storica che ha creato tante disparità e tante diseguaglianze.
È fondamentale a questo riguardo che la regione svolga una funzione di sussidiarietà verso i Comuni e le Aree Vaste .
Il riassetto politico amministrativo regionale che noi auspichiamo parte dalla legge cosiddetta Del Rio e, invertendo le logiche dominanti, si pone come obiettivo prioritario la realizzazione e l’organizzazione delle Aree Vaste che, a loro volta, sottintendono un ulteriore spunto di riflessione che riguarda le unioni e le fusioni dei comuni e che dovrà riguardare le conurbazioni urbane. Il modello già sperimentato e, in alcuni casi, realizzato riguardante l’unione tra comuni, peraltro già previste dal punto di vista della legislazione regionale, deve essere incentivato prevedendo ulteriori e più imponenti premialità per far si che territori contigui possano immaginare il loro sviluppo in termini sinergici e di corretto utilizzo del territorio sul piano urbanistico, ambientale e dei servizi. Così come dovranno essere pensate e incentivate le conurbazioni dei comuni per favorire la costituzione, la realizzazione e il corretto governo delle Aree Vaste.
“Aree vaste” che dovrebbero superare l’attuale impianto istituzionale, politico ed organizzativo, di una Calabria divisa tra Nord, Centro e Sud e che noi individuiamo in quattro aree vaste identificabili ma non coincidenti con le province di Crotone e Cosenza, Catanzaro e Vibo Valentia e l’area metropolitana di Reggio Calabria, in cui i collegi elettorali dovranno essere corrispondenti ed uniformi per concorrere, nella formazione del consenso, ai diversi livelli elettivi e legislativi, ad esaltare il principio di rappresentanza diffusa e di coesione. Ma anche per evitare che alcuni territori, come Corigliano/Rossano e Crotone, possano essere vissuti come “riserve di caccia elettorali”.
A questo riguardo è altrettanto importante che la Regione chieda allo Stato un aiuto determinante , non tanto e non solo in termini di risorse, ma come trasferimento di conoscenze ed esperienze, che è anche un modo di tamponare la disponibile e acquiescente macchina burocratica e per temperare le brame e gli appetiti localistici che, di fatto, trasferendo le proprie attenzioni e i propri interessi sugli 800 km di costa, hanno snaturato la Calabria e hanno determinato il depauperamento e lo spopolamento delle nostre montagne e delle nostre aree interne che, pur rappresentando l’ottanta per cento del nostro territorio, sono state abbandonate e lasciate sole, in una lenta e triste agonia.
Sotto quest’aspetto un’altra priorità riguarda la rigenerazione territoriale. Una svolta epocale. Una rivoluzione per alcuni versi. Rigenerazione territoriale che nei nostri intendimenti dovrà diventare riabilitazione territoriale. Partendo dalla mitigazione del dissesto idrogeologico, passando per la difesa dell’erosione costiera e dell’erosione del suolo e arrivando alla gestione e tutela delle acque e al ciclo integrato dei rifiuti.
Un’attenzione particolare, secondo noi, andrà riservata alle nostre catene montuose, il cuore della nostra civiltà e della nostra identità, con la creazione di un unico parco nazionale delle montagne calabresi, e alle nostre aree archeologiche all’aperto, da tutelare, gestire e valorizzare con un approccio sistemico interdisciplinare, per formare, assieme alle aree archeologiche degli altri territori del Meridione d’Italia, un brand culturale e turistico da proporre come patrimonio dell’Unesco.
Mutuando l’assioma “se riparte il Sud, riparte l’Italia”, la Calabria, nei prossimi anni, non può che ripensare se stessa, ripartendo dall’area territoriale che a noi sembra essere quella più idonea e atta a tale scopo: l’area jonica.
Un’area in cui l’asse Crotone/Corigliano-Rossano può diventare la locomotiva della Calabria con infrastrutture strategiche come i porti di Corigliano-Rossano e di Crotone o imprescindibili come l’Aeroporto Sant’Anna di Crotone che purtroppo, in questi anni, hanno ridotto al minimo le attività di mobilità e di movimentazione commerciale e che invece possono diventare ed essere volano di sviluppo per tutto il territorio regionale .
E tutto questo non solo per la recessione economica che imperversa da oltre un decennio, ma anche al fatto che i due strumenti operativi deputati a garantirne programmazione e risorse, l’autorità portuale di Gioia Tauro e, dal 2017, la Società Aeroportuale Calabrese, hanno svolto una funzione notarile e burocratica se non quando, addirittura, inibitoria e penalizzante verso quelle infrastrutture; non più ipotizzabile e praticabile in quei termini e con quelle modalità.
Peppino Cosentino
Domenico Critelli
Giovanni Lentini