Uniformare i collegi elettorali. La prossima sfida del nuovo Consiglio regionale.
La necessità, non più differibile di generare ambiti elettorali simili nelle diverse, ma complementari, competizioni elettorali.
La recente riforma della geografia elettorale, ha delineato una nuova perimetrazione dei collegi camerali e senatoriali nel Paese. In Calabria, sostanzialmente si è proceduto ad accorpare i vecchi collegi delle competizioni politiche tenendo presente una forbice che alla Camera ha considerato ambiti compresi tra 330 e 450mila abitanti ed ambiti senatoriali che oscillassero sul milione di abitanti circa. Non a caso, la Calabria, è stata suddivisa in 5 collegi camerali che rilcalcano in maniera abbastanza coerente le vocazioni dei rispettivi territori e due collegi senatoriali che riscrivono, in maniera più o meno fedele, le due vecchie Calabrie: Citra ed Ultra.
Relativamente il nuovo collegio jonico, sono stati assemblati in un unico contenitore gli ambiti del Crotonese-Marchesato, il Cirotano, la Sila di Levante, la Sibaritide, l’Alto Jonio Federiciano, il Pollino di nord-est e parte della Valle dell’Esaro. Un territorio di circa 450mila abitanti, sostanzialmente composto da tre micro ambiti di circa 150mila abitanti ciascuno: il Crotoniate, l’Area Sibarita, il Pollino di Levante.
La domanda che mi pongo e che dovrebbe porsi la Politica tutta (particolarmente quella che si candida a giocare la partita della imminente competizione elettorale) è: con quale criterio gli Elettori Crotoniati e Sibariti voteranno per le competizioni regionali e con quale per quelle politiche? È surreale che un territorio venga spezzettato in due piccole appendici ai rispettivi collegi nelle competizioni regionali per poi essere uniformato nelle politiche.
Va ricordato che i collegi regionali, ricalcano perfettamente i confini delle ex province storiche, oggi area vasta del nord e del centro Calabria, più l’area metropolitana di Reggio. Va, altresì, menzionato che il rapporto di rappresentanza in seno ai Consigli regionali delle ultime cinque legislature è stato sempre appannaggio delle circoscrizioni urbane di Cosenza, Catanzaro e Reggio (le prime due in maniera più preponderante).
Atteso che le problematiche dei territori di costa così come le economie sono diametralmente diverse da quelle delle aree vallive, va da sé che gente di riviera non sia avvezza a conoscere le problematiche che affliggono le summenzionate aree. E parimenti dicasi per i Referenti delle aree interne riguardo le coste.
Nel caso dell’Arco Jonico, a questo si aggiunga un’altra particolarità, essendo lo stesso prevalentemente area di riviera e d’entroterra afferente e già solo per questo differente dalle resto della Calabria, costeggiata prevalentemente da ripide scogliere nei contesti tirrenici, pertanto con indotti e pianificazioni di carattere economico-produttivo decisamente diverse. Inoltre la dilatazione territoriale verso levante che in Calabria si genera dal Lacinio verso la Piana di Sibari, porta il contesto dell’Arco Jonico a differire anche dalla restante parte jonica che dal Catanzarese scende verso la Locride, quindi il Reggino. Nel sud della Regione le distanze fra Jonio e Tirreno si accorciano notevolmente pertanto le differenze fra de due coste, sostanzialmente, si pareggiano.
Fermo restando l’intelaitura geo-politica sopra descritta, va da sé che la conformazione del collegio regionale dovrebbe copiare pedissequamente il nuovo collegio camerale. Non fosse altro per creare quella uniformità di intenti fra coloro che si candidano a rappresentare l’Area in Parlamento e i Rappresentanti regionali della stessa, prescindendo dalle a casacche di riferimento, ma convergendo sulle tematiche da risolvere e sulle potenzialità inespresse dei territori da far decollare. Del resto non possiamo pretendere che i Rappresentanti dei contesti vallivi siano aduso conoscere i problemi che caratterizzano le marinerie o il turismo e l’agricoltura, così come i Referenti di riviera annaspano nel raccapezzarsi riguardo le economie e gli indotti e le produttività afferenti le aree interne.
Quindi, se il prossimo Consiglio regionale deciderà, finalmente, di affrontare questo tipo di problematica, significherà che avrà avuto intenzione di rettificare una stortura nonché un difetto di rappresentanza equa ai territori. Al contrario, paleserà, ancora una volta, che gli interessi delle dinamiche prone e votate ai centralismi, hanno avuto la meglio. Il tutto condito di grave nocumento e difetto di rappresentanza per l’area dell’Arco Jonico, storicamente serbatoio di voti periferico ai contesti delle innaturali Aree Vaste e/o collegi regionali di riferimento.
Domenico Mazza