Calabria: inesorabilmente zona rossa
Il disperato tentativo dei sudditi di aspirare ad un verosimile concetto d’emancipazione.
Tutti si lamentano, ma per la Calabria non valgono nemmeno le stesse regole che valgono per il resto del Paese.
Il paradosso è che chi norma per il Paese intero, il Governo, gestisca la sanità direttamente, come in Calabria da 11 anni e da un anno ormai l’emergenza pandemica.
Tutte le altre regioni (ad esclusione di Molise e Calabria) si occupano di materia sanitaria direttamente; tuttavia mentre nel resto d’Italia si diventa zona rossa se i contagi superano i 250 casi ogni 100.000 abitanti, in Calabria, area extraterritoriale, ormai contesto avulso e deniclearizzato dal resto del Paese, ed oserei dire dal resto del Continente, ne bastano 137, poco più della metà del resto della Nazione.
Nonostante poi la Regione sia tra le più povere d’Italia e d’Europa e la fascia dell’Arco Jonico ancor peggio, al punto tale da essere il Sud nel Sud, si obbligano i suoi cittadini a chiudere le piccole attività , praticamente uniche unità produttive, in un tessuto economico sociale in cui lo Stato ha fatto capolino da tempo immemore.
Il tutto in nome e per conto di una presunta solidarietà che, a parole, omologa il Paese, in pratica risulta un indirizzo che affossa ulteriormente e cinicamente imprese e cittadini che non solo non sono tali ma nemmeno ancora sudditi emancipabili .
Vincenzo Calzona