E90: Sibari-Crotone, 100 km inghiottiti dal centralismo
Un asse di vitale importanza per le popolazioni Magnograeche, completamente ignorato.
Il perverso gioco si ripete! Si prova piacere ad infierire nei riguardi del popolo Jonico, vessato e reso larva delle scelte centraliste.
Due giorni fa si è tenuta la cerimonia d’inaugurazione al cantiere del terzo megalotto della statale 106. Una parata degna delle migliori occasioni! Sia chiaro, ben venga il terzo megalotto e parimenti dicasi per lo studio di fattibilità alla variante al megalotto sei. Ma tra il terzo ed il sesto ci sono circa 100 km finiti nel dimenticatoio, lasciati in pasto alle bestie! Ciò che colpisce è la totale ignavia di una classe politica, espressione sibarita e crotoniate, che non prova indignazione alcuna quando l’amministratore delegato di ANAS, interrogato sui progetti futuri per la statale, glissa completamente sul tratto Sibari-Crotone.
È lapalissiana la nostra trasparenza agli occhi di certa gente, ma che anche gli autoctoni abbiano dimenticato il loro territorio, lascia oltremodo basiti.
Apprezzabile, ma non bastevole, la nota del Sindaco Stasi che pone l’accento sulla vicenda SS106 a sud di Sibari, parimenti a come la stessa viene ricordata dal coordinatore Rapani, tuttavia due gocce d’acqua in un deserto non soddisfano l’atavica sete infrastrutturale Jonica.
Certo fin quando continueremo a combattere battaglie sparse e prive di organica logicita territoriale, mirate a mettere in luce la problematica di tipo localistico, poco sarà raggiunto in termini di risultato.
Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che lo Jonio, infrastrutturalmente e dal punto di vista dei servizi, è in avanzato stato di cancrena metastatica, da Rocca Imperiale allo Steccato di Cutro passando per la Sila.
Pertanto a poco servirà protestare a Cariati piuttosto che a Trebisacce, per la questione ospedale, se poi non si inquadra questo problema come una tessera di un mosaico che brulica di deficienze e ritardi sotto ogni punto di vista.
Che senso ha essere felici a Cirò della posa dei plinti alla linea ferrata, se poi tra Sibari e Corigliano il Mibact pone il vincolo paesaggistico? Che significa definire corridoio Jonico un banale disimpegno di 38 km, utile allo stato per connettere l’Adriatica con la Tirrenica? Qual è il senso di congiungere Crotone a Catanzaro, se poi tra Sibari e Crotone si viaggia con le diligenze? Vogliamo parlare dei due porti? Sulla carta sono state istituite le Zes, nella realtà tutto tace! Il tutto mentre l’hub di Gioia Tauro é stato connesso alla rete ferroviaria Tirrenica.
Sogni, idee, progetti, privi di logica interdipendenza fra le comunità che popolano un territorio. Corigliano Rossano da un lato Crotone dall’altro, rispettivamente accovacciate in religioso silenzio, mentre i centralismi dei capoluoghi storici fanno razzie, desertificando anche quel poco ancora rimasto a levante.
Dove sono i gruppi di pressione? Dov’è l’imprenditoria sana? Dov’è il popolo? Possibile subire così sommessamente, senza un sobbalzo d’orgoglio a correggere tali storture?
L’area Magnograeca, deve consapevolizzare che non può esserci rivalsa, se le problematiche di una comunità restano avulse alle altre. Non esiste Cutro, non esiste Trebisacce, non esiste San Giovanni, non esiste Acri…. Esistono 68 comunità che acquisiranno valenza e peso quando la flebile voce d’ognuna di loro, troverà l’eco delle altre.
E quando il grido di dolore sarà diventato urlo all’unisono e Corigliano Rossano insieme a Crotone consapevolizzeranno che spetterà loro rappresentare e proteggere le comunità minori, nessuno potrà più considerarci alla stregua dei pezzenti. È il territorio che invera il senso di comunità, non il contrario! Ecco perché il terzo megalotto è considerato come la congiunzione tra il Tirreno e l’Adriatico. I 38 km in area Jonica, sono solo un collettore agli interessi dei succitati territori.
L’arco Jonico siamo noi: Sibariti, Crotoniati, Silani! Perché farci considerare come il passante quando ci tocca, di diritto, essere la cerniera del mediterraneo?
Non ci resta molto tempo, dobbiamo svegliarci dal coma in cui siamo piombati.
Continuare a vivere come sottomessi, non ci consentirà mai di sollevare la testa; acquisire il senso della dignità, ci permetterà di non chinarla più.
Domenico Mazza