Dal momento storico si colga l’opportunità di ripensare la sanità territoriale
Gli errori del passato, ad oggi, hanno insegnato poco.
Recentemente sulla stampa è stata riportata la volontà protesa da un gruppo di sindaci dell’area Jonico Silana a fare rete attorno alla riapertura del Presidio di Cariati.
Certo se l’azione si limitasse solo a questo potrebbe apparire come pretestuosa o magari avviata più per senso di ripicca all’Asp di Cosenza, piuttosto che attribuibile ad una visuale organica e ben chiara di ciò che dovrà essere la sanità jonica una volta terminata la pandemia da Covid-19.
Chiaramente, il fatto che questi sindaci abbiano focalizzato che oltre la valle del Nicà c’è un territorio che parimenti a quello sibarita ha le medesime affinità, è già un punto positivo.
Poca cosa sarà invece, se gli stessi territori saranno visti sempre in maniera a sé stante e sopratutto come costole periferiche dei capoluoghi storici.
In tempo di vecchie Asl, la Sibaritide ed il Crotoniate avevano una propria autonomia.
Nel passaggio dalle Asl alle Asp, l’autonomia decisionale in campo sanitario è stata consegnata alle oligarchie di potete. Le stesse gestiscono i presidi che suffragano determinati requisiti in termini demografici di bacino, senza considerare l’affido ad una sanità privata, mai complementare ed integrata, sempre pronta ad accaparrarsi benefit gentilmente offerti da una politica compiacente e deviata.
Pertanto se è vero che Crotone ha un’Asp, mentre la Sibaritide dispone di un un distretto gestito da un’altra Asp, è parimenti vero che le due aree dipendono dai rispettivi presidi Hub di riferimento: Catanzaro e Cosenza.
Scorporare una manciata di comuni della Sila Greca per aggregarli all’Asp di Crotone, risolverà poco dal punto di vista dei servizi erogati: uno spoke attualmente c’è su Corigliano Rossano, uno spoke giace su Crotone.
Cosa diversa è pensare ad un riassetto sanitario che assembli sotto un’unica Asp e conseguentemente alla nascita di una nuova Azienda Ospedaliera, i territori appartenenti all’ex Asl 3 ed all’ex Asl 5.
A questi due ex ambiti s’aggiungano il comune di Acri, parte integrante dello Spoke Corigliano Rossano, i comuni posti alla confluenza tra il Crati e l’ Esaro e San Giovanni in Fiore; quest’ultimo, già parte dell’ex Asl 5.
Bene, questo nuovo perimetro sanitario è la rappresentazione plastica di un territorio che suffraga le esigenze di circa 410mila abitanti.
Tale demografia restituirebbe equilibrio sanitario ai centri di Crotone, San Giovanni in Fiore, Cariati, Corigliano Rossano, Acri e Trebisacce, ad oggi totalmente squilibrati rispetto al resto della Regione.
L’amalgama derivante da codesto processo risulterà rispondente ad una logica d’equità ed avrà considerato le esigenze di un’area identificabile come territorio e non già come piccole colonie diffuse alle servirli dipendenze dei capoluoghi storici, quali restano oggi la Sibaritide ed il Crotoniate.
L’ora sta per scoccare! L’arco Jonico magnogreco, giocoforza dovrà staccarsi dalle gonne delle rispettive matrigne, iniziando quel virtuoso percorso comune finalizzato al benessere dei propri cittadini.
Continuare a vivere sotto la morsa dei capoluoghi storici, contribuirà soltanto ad avallare quel malcelato tentativo d’additarci come galoppini del potere centralista. Lo stesso, haimè, bivacca in sconfinate praterie d’inconsapevolezza nostrana prestanti il fianco al perverso gioco che certa politica, direttori generali, commissari, continuano indisturbati a perpetuare.
Domenico Mazza