I cittadini dell’area Magnogreca col doppio delle spese
C-19, occasione per ripensare la riorganizzazione pubblica e privata.
La perizia dell’uomo a governare gli eventi, sta essenzialmente nella capacità di prevederli, anticiparli quindi gestirli.
Ormai appare chiaro anche ai meno avveduti, anche se talvolta preferiamo le fette di prosciutto sugli occhi, che la sanità è correlata agli ospedali come l’economia é subordinata agli istituti di credito. Non era indispensabile il disastro corona o il lockdown per focalizzare che, nell’ultimo ventennio, la sanità pubblica veniva sventrata di contenuti, agevolando una sanità privata mai integrata e complementare alla prima: presente nell’assorbimento dei fondi, assente nelle funzioni di servizio alle popolazioni.
Sull’arco magnogreco Jonico-Silano, lo sappiamo bene!
Avevamo ben 8 ospedali, allo stato attuale abbiamo solo due precari stabilimenti spoke: Crotone e Corigliano Rossano.
Che fare allora? Continuare a piangerci addosso? Agire con quel fare da familismo amorale che farebbe impallidire anche Banfield?
No, assolutamente no!
Saranno bastevoli una serie di eventi che coinvolgano diversi aspetti della vita personale e sociale.
Bisognerà immaginare una strategia volta ad accelerare processi economici di sviluppo. Necessiterà favorire l’area del Mezzogiorno, senza farsi soffocare dal deprecabile orgoglio meridionalistico, che ha contribuito a creare localismi e centralismi nell’ormai atavica agonia che ci caratterizza da tempo immemore.
Basterà ripartire da una sanità che abbia il fulcro nello Stato, mettendo in condizione ogni territorio omogeneo d’avere i servizi costituzionalmente garantiti, senza creare aree agiate ed aree depresse, colmando il gap che sussiste fra un territorio ed un altro.
Al Ministero per il Sud andranno conferiti pieni poteri. Sarebbe utile un Ministro che sia espressione del Meridione, possibilmente calabrese e conoscitore profondo del martirio che questa regione ha subito nel corso degli anni al punto d’essere più una costola dell’Africa che l’appendice dell’Europa. Occorrerà dotarlo di strumenti speciali e straordinari di impulso ed accelerazione dei programmi d’investimento quali, per citarne uno, la definitiva messa a regime delle zone economiche speciali.
Inoltre sarà d’uopo predisporre un piano di grandi opere infrastrutturali che non sia più una sommatoria di tessere avulse dal contesto e tracciate come segmenti sparsi. Lo stesso dovrà contribuire fattivamente alla realizzazione di un mosaico di servizi e correlazione tra le aree, che sia al contempo concreto ed efficiente.
L’utilità di una banca del Meridione sarà avvalorata se la stessa avrà fondamenta radicate nelle coscienze territoriali. Sarà necessario che l’erogazione dei capitali avvenga con decisionale autonomia sburocratizzando il farraginoso processo che ad oggi caratterizza gli Istituti.
Necessiterà ancora, programmare nuovi modelli d’impresa favorendo fusioni e cooperative. Oggi le imprese sono troppo piccole, sottocapitalizzate e poco strutturate per sopravvivere. Dovranno predisporsi, urgenti strumenti ed incentivi per favorire il risultato, agevolando i percorsi al raggiungimento dell’obiettivo.
Infine andrà ripianificata la presenza dello Stato in ogni territorio: non è possibile continuare ad avere cittadini come quelli dell’area Jonico-Silana Magnogreca che per accedere ai servizi hanno il doppio delle spese, poiché gli stessi, prevalentemente, sono stati deallocati altrove rispetto alla loro area di pertinenza.
La presenza delle ramificazioni periferiche dello Stato favorirà l’investimento dei privati e l’area jonica ritornerà a vivere, favorendo echi di riverbero economici a tutta la Regione.
Domenico Mazza