Pandemia da C—19, occasione per ripensare l’ordinamento amministrativo.
Si colga l’occasione del drammatico momento per ripensare alla revisione degli ambiti amministrativi
La recente assegnazione di fondi aggiuntivi da parte dello Stato, destinati direttamente alle Municipalità ed arrivati immediatamente grazie al bypass delle cervellotiche ed incoerenti macchine delle burocrazie regionali, ha dimostrato che quando le decisioni vengono prese in situazioni d’emergenza quell’asfissiante problema burocratico che attanaglia il nostro Paese, può essere assolutamente superato.
E se facessimo di necessità virtù?
A pensarci non sarebbe una cattiva idea, anzi forse potrebbe accrescere la valenza di quanto da sempre ho sostenuto: la burocrazia genera latenza e la latenza è la principale causa d’arretratezza culturale, che in un primo momento genera rabbia nei popoli, poi pian piano ci si abitua e si finisce per appiattire quella parte del nostro corpo che ci differenzia dai quadrupedi.
Certo questo è un Paese fatto da 60 milioni d’abitanti, che pur accomunando il principio dell’attaccamento al tricolore, hanno comunque delle sostanziali differenze, non fosse altro per il fatto che è la sommatoria di circa 8000 comuni ed altrettanti campanili.
Allora, riflettendoci, ciò che manca in questo disegno che potrebbe rivelarsi come la cura ai mali di una burocrazia deviata, è quell’ente intermedio che faccia da amalgama fra il centralismo non distorto dello Stato e le Municipalità.
Questo ente però non può essere una Regione, che si arroga il diritto di atteggiasi a piccolo Stato nello Stato, che a causa anche delle sue dimensioni non comprende quali differenze intercorrono tra due o più aree della stessa.
Pansate che gestire l’area Partenopea sia uguale alle gestione dell’Irpinia?
Qualcuno è convinto che l’area dello Stretto abbia affinità con l’area dell’istmo o della Magna Graecia?
Si può pensare che la Terra d’Otranto abbia le stesse problematiche della Capitanata?
La risposta è no!
Allora che senso ha, avere un ente intermedio che non conosca tutte le peculiarità dei territori ad esso sottoposti!
Pensate ad esempio alla Calabria, quando una notte di circa un decennio fa, decideva la scriteriata scelta d’accorpare le ex Asl in 5 Asp utilizzando come perimetro delle stesse i confini delle Province.
Purtoppo gli esiti di quelle dissennate scelte, ormai palesi a tutti, ci hanno relegato all’assuefazione da soccombenza e rassegnazione; il Covid ha semplicemente svegliato le nostre menti riportandoci al concreto, quello che ormai era diventato in taluni luoghi dimenticato e finanche disconosciuto: l’assoluta mancanza della normalità!
Quindi chiediamoci perché la nostra area, la Magna Graecia, non abbia un ospedale Hub, non abbia trasporti e mobilità pari ad altri luoghi, non disponga di pari unità in presidi di sicurezza e giustizia come altri territori…. Semplicemente perché manca quel vero ente intermedio che sia la plastica rappresentanza delle Municipalità ad esso afferenti e che si batta per i suoi diritti richiamando al contempo ai propri doveri.
Smettiamola con i padroni ed i gregari!
È bastato un maledetto virus, per far collassare quello che erroneamente si definiva Sistema Paese.
Si guardava all’efficienza Lombardo-Veneto-Emiliana, foraggiata anche dalle processioni Siculo-Calabro-Lucane che rimpinguavano gli ospedali, e l’eccezionalità ha spazzato via anche il ricordo di quella che era la migliore sanità al mondo.
Chi avrebbe mai immaginato che l’ospedale, da posto sicuro quale avrebbe dovuto essere (nella mente di Noi profani), si sarebbe trasformato nell’incubatrice del virus mietendo morti a cadenza oraria.
Pertanto, superata questa onda d’urto chiamata “corona” bisognerà ripensare al concetto amministrativo di questo Paese, partendo dalle sue piccole comunità, che dovranno essere necessariamente gestite da quelle aree urbane ad esse collegate, non per surclassarle, ma per valorizzarle nelle peculiarità, e l’orizzonte non potrà che essere quello di uno Stato unico, ma “federato” nelle sue aree vaste nel quale trovino cittadinanza le piccole e le grandi prospettive d’autonomia adeguatamente amalgamate nella logica appartenenza ad un territorio.
Domenico Mazza