SANTELLI: COVID NEGLI HUB. APPROVATA LA LINEA DEL COMITATO
Plauso alla presa di posizione della Governatrice di individuare i poli negli HUB quale atto di tutela del personale sanitario operante negli spoke
Comitato cauto ma soddisfatto circa la presa di posizione della Presidente Santelli che, in sede di Consiglio regionale, ha espresso la volontà di equipaggiare adeguatamente gli ospedali Hub della regione per allestire presidi atti a mitigare l’eventuale e probabile picco di contaminazione in Calabria, che potrebbe verificarsi nelle prossime settimane. Cauti poiché rimaniamo in attesa, in ragione del disordine regnante in materia di competenza, dell’attuazione concreta di un nuovo piano emergenziale che centralizzi i poli Covid negli Hub.
Come Comitato abbiamo sostenuto, sin dalle prime battute, la necessità di differenziare l’offerta sanitaria in regione. Ci siamo sempre opposti al paventato (ed in alcuni casi realizzato) allestimento di reparti Covid nelle arrancanti strutture spoke, non per le capacità cliniche del personale in essi operante, quanto per l’assoluta assenza di apparecchiature tecniche a supporto dell’attività sanitaria che la problematica Covid richiede, nonché, le gravi limitazioni di kit di protezione in dote al personale sanitario a cui, noi tutti, siamo chiamati a esprimere eterna gratitudine.
Gli spoke si stanno trasformando in pericolosi focolai. Non è caso che le due città di Corigliano Rossano e Crotone facciano registrare dati allarmanti di contagi riscontrati rispetto agli stessi capoluoghi di provincia e di regione. Per il personale sanitario operante negli spoke è come combattere carri armati con le fionde. Solo una mentalità irresponsabile può ostinarsi e perseverare.
Come comitato abbiamo ritenuto, quale atto di prudente organizzazione, centralizzare i poli Covid nelle sedi HUB, al fine di preservare da eventuali contagi il personale operante sanitario e di conseguenza la comunità. Dati alla mano, l’elenco della mortalità dei camici bianchi continua ad aumentare. La superficialità non è dunque ammessa in un’epoca in cui è gioco la vita delle persone.
Alla nostra iniziale richiesta, pian piano si sono accordate un po’ tutte le categorie, sia operanti in ambito magno greco, sia in aree esterne al contesto Jonico.
Si ricorda infatti che sin dalla prima investitura dello Spoke di Castrovillari, sono state evidenziate già nelle successive ore al suo allestimento, le assolute carenze circa percorsi preselettivi e di netta suddivisone tra i Covid e i non Covid, al punto da decretare immediatamente un ripensamento alla destinazione d’uso del presidio, nei giorni successivi alla sua investitura.
Così come a stretto giro di posta è arrivata la perplessità degli operatori dello Spoke di Cetraro, esplicata poi anche dal consigliere Aieta con apposita nota.
È di qualche ora fa anche la unanime richiesta dei sindaci del Crotoniate d’identificare come ospedale Covid di riferimento il policlinico Universitario di Germaneto e non già l’ospedale di Crotone, anch’esso spoke e pertanto inadeguato alla cura dei pazienti impattati dalla pandemia, laddove ha destato una certa impressione il fatto che lo stesso sia stato investito di circa 50 posti letto, nonostante partisse da una condizione di soli 4 posti in terapia intensiva, che ne faceva insieme allo stabilimento ospedaliero spoke di Corigliano Rossano, i presidi con il minor numero di terapie intensive in rapporto alle aree di riferimento ( 1 posto letto ogni circa 50000 ab, contro una media regionale che vedeva 1 posto letto ogni 18000 ab).
In queste ore sono state postate dalla stampa tutte le perplessità circa lo spoke Iazzolino di Vibo, a palese conferma che siffatti presidi sono assolutamente inadeguati all’utilizzo della cura del Covid 19.
Avevamo proposto, onde evitare il contagio massivo anche negli Hub, di svuotare quest’ultimi dalle degenze non covid, ospitando gli acuti presso le strutture spoke, ed appoggiando i pazienti d’area medica fruendo anche dei presidi dismessi o parzialmente tali.
Abbiamo sempre combattuto i centralismi, ci siamo sempre opposti al gioco dei capoluoghi storici che hanno fatto man bassa dei presidi di periferia, politica che il comitato continuerà a promuovere in una logica di giusto equilibrio tra le province esistenti. Pur tuttavia, in ragione della situazione esistente, voluta proprio dal centralismo, ci rendiamo conto che il delicato momento che stiamo attraversando richiede lucidità e controllo, nonché la capacità di fare rete partendo dalle consapevolezze e da una ricognizione reale dei presidi sanitari. Gli spoke sono decisamente insussistenti a fronteggiare l’emergenza! Pertanto riteniamo che la suddivisione tra ospedali sia il punto principale al fine di evitare situazioni di promiscuità negli ospedali stessi che è stata una delle prime cause di contagio massivo nelle regioni del nord.
Il comitato della Magna Graecia ha chiesto sin da tempi non sospetti la necessità di rivedere l’attuale assetto delle Asp e delle aziende ospedaliere della Calabria, chiedendo la creazione di un ospedale di tipo Hub sullo Jonio per ovvi motivi logistici legati sia alla demografia dell’area, sia la distanza che sussiste tra le due principali città della magna graecia, Corigliano Rossano e Crotone, con i rispettivi hub di riferimento, ovvero Catanzaro e Cosenza, nonché l’assenza del reparto di emodinamica su entrambi gli spoke di Crotone e Corigliano Rossano, privando difatti un’area di oltre 400000 abitanti di un reparto salvavita. Giusta è, invece, la predisposizione delle tensostrutture nelle aree antistanti i pronto soccorso degli spoke il cui personale (si auspica sanitario) individua se vi siano sintomi sospetti covid. In tal caso, il paziente si pone nella tenda di isolamento in attesa che l’ambulanza del 118 lo trasferisca presso le sedi Hub. Nel frattempo riteniamo importante lo svuotamento dei ricoveri ordinari dagli HUB e spalmarli tra gli spoke, ospedali dismessi (da riattivare) e cliniche private. #iorestoacasa
Ufficio stampa – Comitato Magna Graecia