Lo Jonio necessita di un Presidio Hub
Mancano i servizi di secondo livello sanitario. I Presidi Jonici lasciati in una condizione di promiscuità.
Lo Jonio, invero la Calabria tutta, stanno affrontando una prova difficile: concentrarsi su come meglio si possano limitare i danni che il “tifone” Covid-19, lascerà sulla nostra terra. Beh, ad oggi non siamo stati molto previdenti! Ancor prima che la pandemia Covid-19 impattasse le nostre vite, cambiando radicalmente il nostro modo di vedere le cose, ci siamo comportati in maniera superficiale. Abbiamo tollerato sommessamente che si facesse “carne di porco” del servizio sanitario regionale. In cambio di regalie a pochi, abbiamo privato tanti, tutti, il popolo!».
Ci siamo inalberati sulle chat, abbiamo creato leoni da tastiera che con il loro “verbo digitale” hanno ammonito severamente le scellerate scelte intraprese, ma oltre questo s’è fatto ben poco. Abbiamo permesso che la deviata logica del centralismo, svuotasse gli ospedali periferici lasciandoli come contenitori vuoti ed al contempo non abbiamo battuto ciglio sul fatto che si rendessero periferici quelli che fino a circa dieci anni fa avevano una loro specificità, in nome e per conto del sistema Hub-Spoke.
Andando ancora più a ritroso, abbiamo assistito negli anni ’60/70 alla costruzione di edifici destinati a strutture sanitarie, ma non ci siamo mai interessati del fatto che una volta terminati venissero lasciati all’abbandono (è il caso di Mesoraca e Cassano Jonio in terra Magnogreca, ma potremmo citarne diversi in tutta la Regione). Non ci siamo preoccupati che ad un certo punto le 11 Asl, lasciassero il posto a 5 Asp (ufficialmente avremmo dovuto risparmiare con il taglio), ma poi a queste sono state aggiunte 3 Aziende ospedaliere, quasi a rimarcare che quei presidi che non fossero parte di un’Azienda ospedaliera, portassero il nome “ospedale” solo per identificare la destinazione d’uso di uno stabile.
Quindi abbiamo “accettato” che presidi, un tempo d’eccellenza, come quelli Jonici, altro non fossero che dei “depositi d’avamposto” alle strutture sanitarie dei capoluoghi storici. Poi, un problema che già faceva capolino nel mese di dicembre in Paesi a noi lontani, il cosiddetto “coronavirus”, è arrivato a bussare alle nostre porte!
Di colpo ci siamo svegliati, quasi come se la sera prima fossimo stati investiti da una sbronza, e ci siamo accorti che le strutture sanitarie in Regione (ed in area Magna Graecia soprattutto) arrancano e che quegli edifici rimasti, con su scritto ospedale, altro non sono se non contenitori vuoti racchiusi in quattro pareti ammalorate e soprattutto svuotati dal benché minimo servizio definibile come tale dal punto di vista sanitario.
Oggi siamo lì ad urlare: riapriamo gli ospedali! L’ospedale “x” è baricentrico alla zona “y” pertanto il Presidio “z” avrebbe una funzione necessaria a migliorare le esigenze dall’area “t”. Ma di cosa diavolo stiamo parlando? Non abbiamo un’emodinamica sullo Jonio e pensiamo di avere maestranze e competenze che i nostri Presidi non hanno mai conosciuto (e quelli in vita e quelli soppressi)? Non si è protestato quando le politiche centraliste svuotavano i presidi jonici d’ogni competenza ed oggi vorremmo assurgerci al ruolo di ospedali Covid? Chi metteremo poi, qualora gli appelli venissero accolti, nei nostri ospedali a dare assistenza ai contagiati? Lupo Ezechiele, Remì, il dottor Balanzone? Per cortesia, cerchiamo di essere seri!.
Svuotiamo gli Hub dai degenti (non covid) , allochiamo i pazienti presso gli Spoke, utilizziamo le strutture dismesse, per lungodegenze e reparti non chirurgici, creando dei fortini anti-covid negli unici ospedali in Calabria che ad oggi sono in grado di poter contrastare il virus, sia per le apparecchiature ed il capitale tecnico di cui dispongono, sia per il capitale umano che detengono, ovvero i quattro ospedali hub della Regione.
«Piuttosto la convulsa situazione che ci ha impattati dovrebbe portarci a riflettere sul futuro del sistema sanitario calabrese, su come davvero bisognerà rivisitare lo stesso all’indomani della pandemia in atto. Magari lasciando da parte pennacchi e campanili, ed iniziando ad offrire ad ogni area della Regione le giuste strutture in termini d’offerta sanitaria equa e proba.
Lo Jonio non può più restare senza un ospedale di tipo hub! E solo la forza dei numeri che l’area Magna Graecia ci riconoscerà, potrà permettere alla nostra area di poter “battere i pugni” per il riconoscimento di quanto legittimamente le spetta. Da sole, Sibaritide e Crotoniate, non andranno mai da nessuna parte, continueranno a sguazzare nella fanghiglia assistendo inermi al ghigno di soddisfazione dei “centri di potere”.
Insieme, saranno un’unica grande forza, che capitalizzerà in diritti le giuste istanze dei popoli, da troppo tempo vessati al volere dei Capoluoghi storici. A quel punto, il ghigno sparirà, e sull’espressione di “Costoro”, apparirà il rispetto che la terra della Magna Graecia e le città di Corigliano Rossano e Crotone meritano.
Domenico Mazza