La pianificazione infrastrutturale come spina dorsale della Magna Graecia
La necessità di predisporre un piano di investimenti infrastrutturali, non più differibili.
L’imminente avvio dei lavori del terzo megalotto della SS106, con il contestuale via libera allo studio di fattibilità della variate al sesto megalotto, sta inesorabilmente riportando l’attenzione sulla travagliata condizione dei trasporti nel precario asse Jonico del nord est della Calabria.
Del resto ormai si parla da tempo della necessità di togliere l’area dall’atavico isolamento, pertanto ben vengano tutte le migliorie proposte affinché le stesse possano apportare quel valore aggiunto che potrebbe tradursi, e si tradurrà, in un miglioramento delle condizioni di vita dei suoi abitanti.
Ma accanto a lungimiranti progetti, che vedono il nord della Magna Graecia e l’estremo sud, vedere finalmente uno sbocco, resta comunque compromessa una visuale di territorio che organicamente e contestualmente potrebbe esprimere le sue potenzialità e che di contro si vede sempre tarpare le ali da bieche e poco lungimiranti visuali.
Orbene una strada è definibile come tale quando la stessa ha un inizio ed una fine, ovvero quando la pianificazione della stessa vede simultaneamente crescere quell’idea progettuale finalizzata al conseguimento dell’obiettivo che un’opera infrastrutturale si pone: congiungere i vari lembi del territorio in un tutt’uno, accorciando distanze tra i centri in esso ricadenti, potenziando economie di scala e inverando il concetto stesso di mobilità sostenibile ed interdipendente.
Ora, proviamo ad immaginare cosa sarà quel lembo di territorio compreso tra Sibari e Crotone allorquando da nord la 4 corsie virerà dallo Jonio verso l’entroterra e quindi l’A2 e quando la variante al megalotto 6 congiungerà il lembo più a sud della “Magna Graecia” con l’area dell’istmo.
Bene, sicuramente quelle porzioni di territorio godranno di benefici notevoli!
La lungimiranza d’accorciare un tracciato, nel caso di specie della variante al megalotto 6, denota uno spirito assolutamente rispondente alle moderne esigenze, congingere una città storicamente fra le più isolate d’Italia con il Capoluogo di Regione e nel caso del megalotto 3 aprire finalmente al corridoio adriatico.
Ma in tutto ciò, in maniera scriteriata si decide d’investire circa 700 milioni di euro nella tratta compresa tra Sibari e Crotone, per effettuare varianti di categoria C1 (10.5 m) a qualche centro abitato, qualche rotonda e qualche cunetta.
Ma vi sembra logico?
Estromettere dall’ammodernamento a quattro corsie il tratto della statale 106 che agisce da traversa interna al comune di Corigliano Rossano che è in assoluto il tratto più trafficato della stessa, con punte di circa 25.000 autoveicoli al giorno.
Ed ancora, è pensabile che i diversi centri abitati ricadenti tra la costa e l’entroterra da Sibari a Crotone possano restare per i prossimi 50 anni con una strada assolutamente insufficiente alle moderne esigenze di traffico?
Forse non si è tenuto in considerazione che una volta ultimato il megalotto 3 i flussi veicolari nei successivi 20 km in linea d’aria verso sud dall’innesto della SS106 con la SS534, secondo le stesse stime di Anas, triplicheranno rispetto alla già drammatica situazione attuale; ed ancora si può mortificare un’area che ha la sua omogeneità, che aspira ad essere ricongiunta sotto un minimo comune denominatore, creando una strada ammodernata a mo’di random con tratti europei e di categoria B e tratti di categoria C, quest’ultimi assolutamente inadeguati alle esigenze di traffico moderno?
Certamente no!
La Magna Graecia, non merita questo!
Sarebbe l’ulteriore mortificazione ad un territorio che ne ha già patite molte, che continua ad arrancare quando immense sarebbero le sue potenzialità se solo la politica facesse il proprio lavoro, se l’ingordigia centralista dei Capoluoghi Storici la smettesse di convogliare flussi solo ed esclusivamente verso di loro.
Abbiamo bisogno di un sistema di trasporti moderno ed efficiente, abbiamo bisogno di una strada che colleghi tutta la “Magna Graecia” in maniera organica e veloce, magari seguendo il principio che ha dimostrato la sua valenza nel caso del Megalotto 3 e della variante al Megalotto 6, ovvero distanziati dalla linea di costa, ormai troppo urbanizzata per poter ospitare un’infrastruttura di categoria B a doppia carreggiata.
Un tracciato pedecollinare tra Sibari e Crotone, ridurrebbe il percorso dagli attuali 110 km a circa 80, scongiurando anche la drammatica previsione che lo SVIMEZ ha pronosticato per il 2050, ovvero che ben 35 comunità da Rocca Imperiale a Cutro, in quel meraviglioso “Arco Jonico”, sono destinate a diventare “Paesi Fantasmi”.
Sulle spalle di tutti noi, Sibariti e Crotoniati, grava il compito di salvare un territorio che sta piombando sull’orlo del baratro.
Siamo ancora in tempo, ma non possiamo più adagiarci sugli allori, dobbiamo agire e raddrizzare una situazione che se non modificata rischia di scrivere la parola fine alle possibilità di crescita e di sviluppo del territorio magnogreco.
Vogliamo tenere in considerazione che tra i comuni di Cassano-Sibari e Corigliano Rossano, nonché tra Crotone, Cutro ed Isola di Capo Rizzuto è concentrato circa il 25% dell’offerta turistica dell’intera Regione?
Se non si metteranno in rete le infrastrutture già presenti, allargando vicendevolmente i bacini della Sibaritide al Crotoniate, ovvero uno scalo aeroportuale ad uno snodo ferroviario, per quest’area non rimarrà che chiudere le saracinesche e traslocare altrove.
E quali opere migliori di una strada di categoria B(Sibari, Passovecchio, Simeri) ed una linea ferroviaria elettrificata potrebbero permettere a questi territori di viaggiare all’unisono?
Certamente nessun’altra!
Pertanto mettiamoci all’opera, dimentichiamo progetti che rappresenterebbero solo uno spreco di danaro pubblico ed un usufrutto assolutamente insufficiente ed iniziamo ad utilizzare quei 700 milioni per proseguire sulla pianificazione stradale a 4 corsie, congiungendo il terzo al sesto megalotto, mettendo sin da subito i governi in condizione di garantire un futuro dignitoso ai figli dello Jonio, agli eredi di quello che fu la Magna Graecia, alla tangibile possibilità di ricostruire il futuro ripartendo dai fasti del passato.
Domenico Mazza