Area Magna Graecia: la nuova via è tracciata
Intrapreso il percorso di un nuovo approccio alla gestione del Territorio.
Sono sempre stato convinto assertore d’ideali condividendo ogni processo sociale e politico che avesse intenti migliorativi per le comunità alle quali proposti.
Ho sempre sostenuto che in Italia come in Calabria, localismi e campanili hanno levato gli scudi alla possibilità di sviluppo.
Ho sposato l’idea d’area vasta della Magna Graecia, poiché sono fermamente convinto che sia il territorio ad inverare l’idea stessa di Provincia, e nel caso di specie dando vita al contempo a tre aree territorialmente e demograficamente omogenee, ovvero la Magna Grecia ad est, l’area Bruzia/Tirrenica e del Pollino ad ovest, e l’area dell’istmo a sud.
Del resto ho sempre sostenuto che la nascita di un ente debba rappresentare un processo migliorativo per la qualità dei servizi e della vita dei cittadini ad esso assoggettati.
Mal comprendo, e la storia in questo mi suffraga, quale fosse il senso di creare enti provinciali talmente piccoli da non poter avere da questi la netta rappresentanza in termini istituzionali, e quindi solo ed esclusivamente il mero tentativo di poter affermare di far parte di una nuova provincia pur senza avere alcun beneficio dalla stessa, se non un gettito di fiscalità statale pari allo zero o quasi.
Gli enti d’area vasta hanno un senso quando assemblano in se i numeri per poter sedere al tavolo delle decisioni, per poter migliorare realmente le condizioni di vita dei propri abitanti, e di riflesso anche la condizione umana e sociale degli abitanti che resteranno in forza all’ente/i scorporanti, soprattutto quando grazie ai numeri della sua demografia quest’area potrà contare in rappresentanti istituzionali che riescano a promuoverla, valorizzarla e soprattutto amarla anche oltre il perimetro dei suoi confini.
Ebbene la “Magna Graecia” è questo!
È l’unione di due aree, Crotoniatide e Sibaritide, insufficienti a se stesse ma potenzialmente e vicendevolmente efficaci s’amalgamate in un processo che rifaccia pace con la storia.
Due micro aree naturalmente poste l’una in prosecuzione dell’altra, che le forze operanti nei capoluoghi storici della Calabria, hanno volutamente allontanato, con la complicità di un bieco “gregariato” sociale e politico locale, connivente a certi sistemi di potere cosentino e catanzarese.
Anni di miope asservimento alle politiche centraliste ha portato tali aree a disconoscere il fatto che solo dalla loro unione poteva e può nascere, quella forza propulsiva che avrebbe fatto e farebbe da collante al conseguimento degli agognati obiettivi di prosperità e benessere.
Oggi quelle due aree sono lì, separate!
L’una istituzionalizzata ma senza peso e risorse, l’altra soggiogata al volere di un ente che poco ha in comune con lo stesso, se non nulla. Due aree accomunate dalle stesse problematiche, incancrenite anche dalla loro cieca visuale a sud ovest rispetto ai loro centri più rappresentativi, senza la consapevolezza che il loro sguardo naturalmente posto l’un verso l’altro era stato volutamente reso strabico da politiche accentratici che avevano e continuano ad avere un rapporto non sussidiario ma di sudditanza verso le stesse.
Crotoniatide e Sibaritide, con a capo i loro centri di riferimento rappresentativi, sono pronte per iniziare una battaglia di dignità, laddove i due Capoluoghi identificati a guida della stessa, dovranno rappresentare se stessi e le loro rispettive pertinenze territoriali, creando difatti una provincia rivierasca di oltre 400mila liberi cittadini, che condividono da Rocca Imperiale allo Steccato di Cutro, passando per il Marchesato ed il Cirotano, inerpicandosi nelle pendici della Sila Greca, diradando alla confluenza tra Esaro e Crati, finendo all’area Federiciana, ciò che gli storici chiamano: Mediterraneità Jonico-Silana.
Solo la loro unione, che si badi bene, è il processo più naturale e spontaneo, creerà qual naturale riequilibrio territoriale e demografico, livellando le aree vaste calabresi su una popolazione di rappresentanza paritetica, non generando più differenza sostanziali tra calabresi privilegiati e calabresi di periferia.
Allora non indugiamo, non ostacoliamo, anzi promuoviamo questa nuova rinascita politica e sociale, dando allo Jonio, al nord Est della Calabria la possibilità di riequilibrare in maniera proba le sorti della Calabria tutta, consegnando a Corigliano Rossano e Crotone, l’onore e l’onere di guidare la Sibaritide ed il Crotoniatide insieme nell’unica area vasta della Magna Graecia: per riconquistare il prestigio che la storia ci aveva consegnato, per pretendere il maltolto, per consentire l’alba della rinascita dignitosa d’un popolo.
Domenico Mazza